Retromarcia compagni
Alitalia, Ilva, tasse. Dopo avere fatto danni, si beano di provare a sistemarli
Il consorzio Alitalia non c’è più né abbiamo un’altra soluzione di mercato”, ha ammesso ieri Giuseppe Conte. Stefano Patuanelli, ministro a 5 stelle dello Sviluppo, parla di “scelte diverse e difficili”. La cordata nazionale più Delta messa in piedi da questo come dal precedente governo si è squagliata; l’Alitalia o fallisce oppure (probabile) viene ceduta a Lufthansa ripulita dagli esuberi. Ipotesi nota da tempo ma non alla politica nazionale, sia sovranista sia europeista. Egualmente per l’Ilva, dopo aver fatto fuoco e fiamme contro ArcelorMittal, l’esecutivo è pronto a collaborare, accollandosi costi, magari sotto forma di tutele ambientali, e ritirando lo scudo penale, magari erga omnes. Piogge e alluvioni riportano alla ribalta i 27 miliardi (10 già stanziati) del piano “Italia sicura” del governo Renzi, cancellati come “ente inutile” dall’esecutivo Lega-M5s: solo la Protezione civile riesce a spendere per interventi urgenti mentre vengono al pettine i nodi politici e burocratici creati dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa che però ora chiede di “sbloccare i cantieri”, così come di riaprire i cancelli di Taranto dopo aver contribuito a farli chiudere. Quanto alla legge di Bilancio: plastic tax dimezzata, quella sulle auto aziendali rimodulata, quella sulle bevande gassate sottoposta a ripensamento. Il gettito? Non appare più un problema; “abbiamo trovato le coperture” ripete Conte. Sono esempi – altri ne arriveranno – di un governo che esibisce come successi le toppe messe a problemi da lui stesso creati: dalle microtasse travestite da svolta ecosostenibile al rapporto con le imprese. Non serviva un genio per capire che era un suicidio una cordata Alitalia con i soldi di Atlantia alla quale si davano calci in faccia (Patuanelli ieri ha parlato di revisione delle concessioni e non più di revoca; appunto). Né che senza Mittal la siderurgia avrebbe abbandonato Taranto e forse l’Italia. La retromarcia rispetto a una marcia verso il nulla non è una prerogativa del Conte 2. La corsa a ridurre il deficit e le crociate anti industriali (ci siamo dimenticati la Tav?) sono copyright del Conte 1. Ovvio, l’elemento di continuità sono i grillini. Ma con il contributo prima dalla Lega e poi del Pd.