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Le exit non aiutano l'economia

Redazione

Così Tesla ha preferito la stabile Berlino a Londra e Barcellona

All’inizio di novembre, la società di automobili elettriche Tesla ha annunciato che avrebbe aperto nelle periferie di Berlino la sua prima fabbrica europea, che con la solita fanfara il ceo Elon Musk ha definito “gigafactory”, gigafabbrica. Tesla porterà a Berlino un investimento di quattro miliardi di euro, tra le 3.000 e le 8.000 assunzioni, e un know-how notevole, visto che nella gigafabbrica si assembleranno automobili, si produrranno batterie e tecnologie avanzate e sarà anche costruito un centro di design e ricerca. All’annuncio, i berlinesi hanno esultato. Pochi giorni dopo, in un’intervista a un magazine britannico, Elon Musk ha detto che nella shortlist delle possibili destinazioni per l’investimento europeo c’era anche il Regno Unito, ma che poi l’incertezza della Brexit “ha reso troppo rischioso costruire una gigafabbrica nel Regno Unito”. I media britannici presero questa frase come dimostrazione del fatto che la Brexit rende il paese meno attrattivo per gli investimenti internazionali. Ieri il País, giornale spagnolo, ha aggiunto un altro dettaglio interessante alla questione: nella shortlist superesclusiva delle città europee vagliate da Tesla c’era anche Barcellona. Il capoluogo catalano è da sempre una delle città più dinamiche d’Europa, ma negli ultimi anni l’instabilità provocata dal secessionismo catalano ha spaventato gli investitori. Dal 2010 sono state quattro le grandi aziende automobilistiche che hanno preso in considerazione la Catalogna per costruire una nuova fabbrica e poi hanno rinunciato. Ora, le fonti del País non dicono se la rinuncia a Barcellona sia stata provocata dalla paura del secessionismo, ma dicono che la decisione di Tesla è stata presa a ottobre, quando la questione catalana era tornata a infiammare la politica spagnola. Così all’instabile Londra che vuole uscire dall’Europa e all’instabile Barcellona che vuole uscire dalla Spagna Elon Musk ha preferito Berlino. Le “exit” non fanno bene all’economia.

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