L’hottellerie del lusso, il business degli alberghi a cinque o più stelle, non conosce sovranismi. E investe in Italia, anche con capitali del gotha nazionale, magari quotati a Parigi e Madrid. Tra le operazioni di inizio 2020 la più rilevante è l’acquisto di otto alberghi da parte di Covivio Hotels, del gruppo Covivio quotato alla borsa di Parigi, specialista in immobili per uffici, sedi di multinazionali, infrastrutture commerciali e alberghi in tutta Europa. Il maggiore socio di Covivio con il 28 per cento è la Delfin, finanziaria di Leonardo Del Vecchio, primo azionista di EssilorLuxottica, multinazionale degli occhiali basata a Parigi; a sua volta Delfin aveva rimpiazzato in Covivio il fondo Foncière des Règions. Gli otto alberghi comprati per 600 milioni di euro da Verde Partners, fondo basato a Minneapolis, Usa, e da Tifco, fondo irlandese, finora con brand The Dedica Anthology, sono il Carlo IV a Praga, il Bellini Palace e il Grand Hotel dei Dogi a Venezia, Palazzo Gaddi a Firenze, il New York Palace di Budapest, il Plaza a Nizza, palazzo Matteotti a Milano e Palazzo Naiadi in piazza della Repubblica a Roma. Covivio li darà in gestione alla catena spagnola Nh, che si occupa già di alberghi e resort in tutto il mondo e che li posizionerà più in alto di gamma. L’altra operazione è stata conclusa a Milano dal gruppo Cipriani, noto per l’Harry’s Bar e l’albergo di Venezia ed hotel e ristoranti e hotel a New York, Montecarlo e altre capitali della bella vita. Cipriani aprirà a palazzo Bernasconi in via Palestro in un immobile storico del fondo Merope, primo azionista l’immobiliarista Pietro Croce e partner tipo John Elkann e la famiglia Borromeo. Il senso di tutto questo non è solo finanziario, quanto in una multinazionale del lusso, dove gli italiani sono ben presenti, che evidentemente punta sull’Italia sfidando il pauperismo. Sotto questo aspetto la scelta romana di uno dei due palazzi dell’esedra liberty di piazza della Repubblica è significativa. La piazza, più che per le Terme di Diocleziano e la basilica di Santa Maria degli Angeli, in ultimo era diventata nota per i 246 giorni di chiusura della stazione della metropolitana. Chi investe magari pensa a un futuro, anche amministrativo, migliore.
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