Propaganda di cittadinanza
La campagna mistificatoria sul Rdc prosegue con Casaleggio, Crimi e Catalfo
La propaganda sul Reddito di cittadinanza prosegue il suo incessante lavoro. A un certo punto però bisognerà darsi una regolata – e il mondo dell’informazione dovrebbe svolgere questo servizio – non tanto per una questione di dialettica politica, ma perché il paese sarà costretto a fare i conti con la realtà. Il capo politico del M5s, Vito Crimi, ha esultato perché “la Commissione europea conferma che il Reddito di cittadinanza aiuta la crescita e i consumi. Siamo orgogliosi di quanto fatto per i cittadini”. Davide Casaleggio ha addirittura parlato di “effetto imponente” sul pil. Qualcuno dovrà spiegare ai cittadini – e anche a Crimi e Casaleggio se non se ne rendono conto – che la Commissione non ha promosso il Reddito di cittadinanza: ha semplicemente detto che avrà un impatto sul pil di 0,1 punti. Che non è esattamente una trionfo per una misura che costa 0,4 punti di pil. Anzi, indica una bocciatura delle previsioni del M5s e del governo gialloverde che sbandieravano moltiplicatori fantascientifici, superiori a 1, e che invece sono prossimi allo zero. Contemporaneamente, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo – su input del professore del Mississippi messo al timone di Anpal (Mimmo Parisi) – ha gioito per un altro dato: “Oggi ci arriva una bellissima notizia su uno dei temi che stanno più a cuore agli italiani, e cioè proprio il lavoro: quasi 40 mila persone che ricevono il Reddito di cittadinanza hanno trovato un lavoro”. Questo dato, oltre che essere minimo rispetto ai 2,5 milioni di beneficiari, non significa nulla: il fatto che 40 mila persone abbiano trovato lavoro “dopo” aver preso il Rdc non vuol dire affatto che lo abbiano trovato “grazie” al Rdc. Il dato riflette semplicemente il numero di comunicazioni obbligatorie preso nella platea dei beneficiari, ma non dice nulla ad esempio sulla variazione rispetto a quando il Rdc non c’era e non dice nulla sul lavoro dei Centri per l’impiego e navigator. Può darsi che questi disoccupati abbiano trovato lavoro per conto loro: accadeva anche prima del Rdc. Spacciare risultati magri e senza alcun nesso di causa-effetto come un successo rappresenta l’ultimo stadio della propaganda: la disperazione.