Sulla crescita l'Italia si aggrappa a una V
L’Ue non apprezza le politiche economiche del governo. Ma una speranza c’è
Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea per la stabilità finanziaria e “falco” nella narrativa corrente, promette comprensione per i conti pubblici dell’Italia dopo l’epidemia da Covid-19, “flessibilità già prevista dal Patto di stabilità per eventi inusuali fuori dal controllo dei governi”. Intanto il Country report sui singoli paesi pubblicato ieri da Bruxelles contiene l’ennesima bocciatura delle politiche rossogialle, eredità di quelle gialloverdi che si è scelto di non correggere. L’Italia è bocciata sulle pensioni, che incidono sulla spesa sociale per il 47 per cento contro la media Ue del 38,9, e sul pil per il 15,9, un quarto più della media europea. Quota 100 ha aggravato la situazione, così come il reddito di cittadinanza ha aggravato l’inefficienza del mercato del lavoro fallendo sul ricollocamento. Per dirla ancora con Dombrovskis, “l’Italia rimane in squilibrio macroeconomico eccessivo, causa un debito persistentemente elevato, bassa crescita della produttività, alta disoccupazione, e molti debiti inesigibili delle banche”.
Tra le poche note positive Bruxelles riconosce progressi nel contrasto all’evasione fiscale dovuti all’estensione dell’uso obbligatorio di pagamenti elettronici, e qualche passo avanti per investimenti, innovazione e infrastrutture (recupero in extremis degli sgravi per Industria 4.0). Mentre l’Italia resta indietro in fatto di concorrenza. A fare compagnia nella black list sono al solito Grecia e Cipro; Germania, Irlanda, Francia, Croazia, Portogallo, Romania e Svezia presentano squilibri differenti, ma non eccessivi. L’analisi è stata redatta prima dell’esplosione dell’epidemia in Italia, e marginalmente in Europa; una valutazione aggiornata arriverà tra maggio e giugno. L’ex premier Paolo Gentiloni, oggi commissario all’Economia, non si sbilancia pur auspicando una sterzata espansiva nelle decisioni del governo italiano, che sarebbe compresa dall’Europa e potrebbe generare il cosiddetto “rimbalzo a V”, cioè una ripresa superiore al calo del Pil che coprirebbe dunque il temporaneo maggior deficit. Per ora non se ne scorgono le intenzioni, a parte la flessibilità che verrà chiesta a Bruxelles.