Rafforzare il sistema sanitario e far ripartire il paese. L'antivirus di Intesa Sanpaolo
L'amministratore delegato dell'istituto, Carlo Messina, annuncia uno stanziamento di 100 milioni di euro “per progetti specifici che affrontino l’emergenza sanitaria”: “Occorre mettere in campo misure straordinarie”
Il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato chiaro: “Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus: nelle istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione”. Non un generico richiamo all'unità, ma un appello specifico, “senza imprudenze ma senza allarmismi”, ad “aver fiducia nelle capacità e nelle risorse di cui disponiamo”.
Ed è sicuramente un segno di fiducia quello annunciato stamattina dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che intervistato dal Corriere della sera, ha detto che l'istituto è pronto “a donare fino a 100 milioni, li metteremo a disposizione del Paese, per progetti specifici che affrontino l’emergenza sanitaria. Con 100 milioni si possono fare tante cose”.
E se vi state chiedendo quali cosa, ecco la risposta: “Vogliamo rafforzare le strutture di terapia intensiva, portando i posti letto da 5.000 a 7.500, per portare il sistema sanitario in condizioni di mettere in sicurezza la salute degli italiani. Ulteriori risorse potranno essere utilizzate per creare ospedali da campo e per l’acquisto di apparecchiature mediche. Vogliamo dare un contributo in grado di far fronte in maniera sostanziale all’emergenza e rafforzare in maniera strutturale il sistema sanitario”.
Dopotutto, come abbiamo raccontato sul Foglio in questi giorni, il settore che ha bisogno di più investimenti è ovviamente quello sanitario. Ieri notte il governo ha varato un altro decreto che prevede uno stanziamento immediato di 600 milioni di euro con l'obiettivo di assumere 20 mila professionisti (circa 5000 di questi dovrebbero essere medici) per “rafforzare la rete di assistenza territoriale e le funzioni del Ministero della salute, attraverso l’incremento delle risorse umane e strumentali”. Ma l'impressione è che occorra fare un passo in più, magari ripensando le due misure simbolo dell'ultima stagione politica, Quota 100 e reddito di cittadinanza, e cambiando le priorità della nostra spesa pubblica.
Nel frattempo, ovviamente, annunci come quello di Messina sono sicuramente un segnale importante. Anche se, lo stesso amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, non nasconde le difficoltà legate alla possibilità di tradurre un annuncio in un gesto concredto. “Vogliamo legare le nostre donazioni a interventi specifici - spiega -. Servirebbe una norma che ci aiuti a farlo. A noi e a tanti altri che siamo sicuri seguiranno”.
Perché l'obiettivo dell'istituto non è solo fare il primo passo, ma essere d'esempio per altri. Tanti altri. Che in alcuni casi, come ha raccontato Repubblica, hanno già cominciato a muoversi. Ma l'emergenza prosegue e il timore è che possa proseguire ancora a lunga. Ecco allora che quello che Messina immagina è un percorso: “Se si muove Intesa Sanpaolo non pensate che altre grandi aziende possano considerare ulteriori iniziative? Noi lanceremo anche una raccolta fondi presso i nostri clienti che vorranno dare il loro contributo. Con lo stesso obiettivo: uscire dall’emergenza e tornare a crescere, il prima possibile. È il nostro modo di fare banca, non siamo solo il motore dell’economia ma il principale operatore privato nel campo delle iniziative per il sociale. E, credetemi, i grandi investitori internazionali approvano con convinzione. Ma le nostre misure per l’emergenza non si fermano qui”.
“Siamo pronti con interventi per l’emergenza economico-finanziaria, il che significa liquidità - aggiunge -. Dalla prossima settimana attiveremo finanziamenti fino a 5 miliardi per prestiti a 18 mesi, con 6 mesi di preammortamento, a sostegno delle imprese. Per lo meno 1 miliardo andrà al turismo, il settore che ha subito il maggior impatto. Se il governo ponesse una garanzia pubblica sui nuovi crediti, la cifra salirebbe a 10 miliardi”.
Inutile sottolineare come un sistema del credito sano e non dipendente della politica (ma sostenuto della politica) sia in grado di cambiare il volto di un paese. E anche di creare fiducia, di indicare una direzione da seguire. Dopotutto, come sottolinea Messina, “la crisi ci impone di reagire, di ambire a orizzonti più ampi. Il Paese supererà questo momento difficile, ne siamo tutti certi. Nell’emergenza occorre mettere in campo misure straordinarie, per questo diamo il nostro contributo. Guardando avanti, con un progetto per un’Italia più forte in un’Europa che deve essere più unita e solidale”.