Virus e spread che vanno oltre l'economia
Cosa ci dicono i nuovi rendimenti europei (e cosa suggeriscono alla Bce)
Dopo l’impennata di lunedì era atteso uno sgonfiamento degli spread; e così è stato. Quello italiano è sceso del 3,6 per cento, maggior ribasso della zona euro, riposizionandosi a 216 punti, molto rispetto all’era pre coronavirus ma almeno di nuovo sotto controllo. La volatilità durerà a lungo, inutile illudersi, ma intanto c’è da osservare una geografia dello spread: a inizio anno il differenziale italiano era il triplo di quello spagnolo e il doppio di quello portoghese; oggi è meno del doppio della Spagna e superiore del 60 per cento al Portogallo.
Le distanze si sono accorciate: anche qui magra consolazione, ma attenzione a Francia e Belgio. Lo spread francese, pur un quarto rispetto all’Italia, è più che raddoppiato in un mese e ieri non si è ridotto ma è aumentato del 5,5; stessa situazione per il Belgio. Si tratta dei paesi, assieme alla Spagna e al Regno Unito, nei quali più si teme un’esplosione del contagio senza che le autorità abbiano ancora attivato alcun serio controllo. Neppure in Germania per la verità, ma il Bund tedesco, come l’oro e il dollaro, è oggi non solo benchmark ma bene rifugio. I mercati stanno cominciando a muoversi non solo tenendo d’occhio i conti pubblici odierni ma anche quelli potenziali di domani, se la situazione sanitaria peggiorerà? Sarebbe una prova di realismo. Magrissima consolazione, anche perché la Borsa non ha seguito il recupero dello spread, il rimbalzo non ha tenuto per nessuno ma Piazza Affari ha perso più di Francoforte e Parigi. In questa situazione il Tesoro può difendersi con misure come il buy back (riacquisto di titoli propri sulla debolezza del mercato) appena varato; mentre manca ancora all’appello la Bce, come le altre istituzioni comunitarie. Un ribasso dei tassi, già sottozero, darebbe lo stesso risultato di quello di una settimana fa della Fed, sarebbe cioè nullo. Meglio puntare su soluzioni più mirate, come l’acquisto di obbligazioni della Banca europea degli investimenti per co-finanziare futuri piani governativi per il dopo epidemia. Non si tratta degli eurobond (chiesti ieri dall’Ufficio parlamentare di bilancio); ma la Bce agirebbe quasi da prestatrice di ultima istanza. Il che è vietato dal mandato ma sarebbe logico in emergenze esterne come questa.