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editoriali

La tortuosa strada dei Covid-bond

Redazione

In Europa non c’è ancora accordo sugli Eurobond e sul ruolo del Mes

Con la riunione di ieri dell’Eurogruppo la strada per l’Italia di ottenere finanziamenti straordinari per l’emergenza sanitaria si è fatta in salita. L’intervento del Meccanismo di stabilità (Mes) non potrà avvenire senza condizionalità, come invece auspicato dal premier Conte. Sugli Eurobond resta l’opposizione non solo dell’Olanda, oggi all’estremo dell’Italia riguardo al Mes, ma anche di Germania, Finlandia e altri. Resta l’ipotesi di “Covid-bond” per affrontare le ricadute sanitarie ed economiche dell’epidemia, comunque a breve-medio termine. Questo sbarrerebbe la strada agli “Eurobond irredimibili” (o a lunghissima scadenza), lanciata in Italia da Guido Tabellini sul Foglio e insieme a Francesco Giavazzi a livello europeo su Vox: su questi strumenti ci sarebbe il sì anche di Francia, Spagna, Portogallo, Belgio e Grecia. La Germania potrebbe essere disponibile se saranno davvero collegati al coronavirus.

 

In audizione al Senato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha guadagnato tempo su una linea minimalista. “I fondi del decreto Cura Italia sono sufficienti” ha detto; “le altre misure per il rilancio economico ne avranno di più”. Gualtieri ha aggiunto di aspettarsi un calo del pil “ma gestibile”. Insomma, l’augurabile discesa a V. Non si capisce però, se queste sono le ipotesi, perché il governo dovrebbe invocare interventi e strumenti straordinari a livello europeo. Al momento c’è l’iniezione di liquidità senza limiti della Bce, da restituire. Tutto un po’ distante dalla pioggia di denari invocata non solo dalle opposizioni. La riforma del Mes è demandata al vertice dei capi di governo di domani; senza l’accordo – molto difficile – il patto resta quello attuale, del quale l’Italia non vuole servirsi, anche perché su questo il M5s è in linea con la retorica sovranista dell’opposizione. La Lega sta già affilando le armi: ieri ha annunciato che chiederà di eliminare dalla Costituzione il cosiddetto “pareggio di bilancio”, una norma voluta dal centrodestra e il cui relatore era un certo Giancarlo Giorgetti. E’ una inutile battaglia populista, visto che il pareggio non è mai stato raggiunto e ora è saltato anche il Patto di stabilità. Ma d’altronde questo è il campo su cui gioca Matteo Salvini.

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