Il risiko tecnologico ai tempi del Covid
Disney-Tim e Sky-Open Fiber. Il virus svela i business del futuro
Tra febbraio e marzo il profilo Facebook di Giuseppe Conte ha avuto i seguenti tassi di crescita: video più 566 per cento (in cifre assolute da 6,9 a 46 milioni); interazioni più 387 (da 755 mila a 3,7 milioni); fan più 99 per cento (da 1,063 a 2,111 milioni). Dati di Sensemakers, azienda italiana di consulenza digitale consociata con Shareablee, leader mondiale delle misurazioni social. Il criticato discorso notturno del 21 marzo, tra ritardi, suspense, diretta e repliche sembra aver seguito una scelta precisa. Facebook fa benissimo il proprio mestiere, basta ricordarsi che il suo vero business è la profilazione degli utenti (Davide Casaleggio si fregherà le mani?). Secondo eMarketer, azienda newyorchese di ricerche di mercato digitale del gruppo tedesco Axel Springer, nelle elezioni presidenziali Usa 1,34 miliardi di dollari saranno investiti in pubblicità online, il triplo del 2016; e il 60 per cento andrà a Facebook. Sperando che non si ripeta un caso Cambridge Analytica.
Nella pandemia che obbliga a casa 1,5 miliardi di persone, tra chat fai da te e fabbriche di fake news, i big dei media intensificano le alleanze per il dopo. In Italia i provider telefonici si alleano con le grandi piattaforme tematiche. Open Fiber, la rete in fibra pubblica, ha stretto accordi con Sky, controllata da Comcast, primo operatore americano via cavo. Tim risponde con Disney Plus, che nelle previsioni dovrebbe terremotare il mondo dello streaming. Mediaset ha ormai il venti per cento del gruppo tedesco Prosiebensat 1, secondo in Europa. Intanto il coronavirus fa segnare un aumento dell’ottanta per cento delle vendite online, dunque Amazon almeno da questo punto di vista diventa un bene rifugio. Mentre Netflix, che ha dovuto sospendere le produzioni, ha però comunicato “un eccezionale aumento delle visualizzazioni”. Il che ha portato in Europa a spegnere provvisoriamente l’hd. Pochi se ne sono accorti, ma il futuro oggi passa anche da qui.
tra debito e crescita