I paletti giusti per uno sblocca paese
Impatto sui conti, insolvenze, Golden power. I rischi nelle misure del governo
"Poderoso" è il termine prediletto dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per raccontare il sostegno all’economia nell’emergenza da coronavirus. Si affianca a “potenza di fuoco” e “bazooka”, mutuati dagli interventi delle banche centrali. Manca all’armamentario retorico l’“helicopter money”, il denaro gratis a pioggia ipotizzato criticamente da Milton Friedman nel 1969 e si è raschiato il barile. Ma quanto negli aiuti c’è di concreto, di immediatamente accessibile, di virtuale, di utile e soprattutto quanto e come dovrà tornare allo stato per non creare una seconda epidemia, stavolta solo italiana, nelle credibilità dell’Italia sui mercati? Un punto fermo ha provato a metterlo alla Camera Fabrizio Balassone, caposervizio economico della Banca d’Italia. Come gli altri maggiori paesi, l’Italia ha scelto la via delle garanzie statali, offerte alle banche per erogare gli aiuti alle imprese. E la somma è in effetti imponente: il 25 per cento del pil (450 miliardi), come la Germania; la Francia ha mobilitato il 15 per cento, la Spagna il 10 per cento.
Ma Bankitalia individua le maggiori criticità delle misure del decreto “Cura Italia” e delle altre future “con informazioni dettagliate che verranno rese disponibili nei prossimi giorni”. Il percorso governo-garanzie-banche-aziende fa registrare molte lentezze. Le garanzie intervengono dal 90 al 100 per cento dei finanziamenti a seconda delle dimensioni d’impresa. Sono assistite dalla Sace, che normalmente assicura l’export, con 200 miliardi propri e altri 200 di ulteriore linea di credito del ministero dell’Economia. Solo una parte minore, rileva Balassone, di 30 miliardi, è destinata alle piccole e medie imprese. “Le garanzie sono lo strumento adatto” dice “a condizione che le norme siano immediatamente operative, che le strutture (cioè le banche) abbiano risorse finanziarie e tecniche necessarie, che i finanziamenti vadano effettivamente a chi ne ha bisogno e che ci si metta al riparo dal rischio di infiltrazioni illegali”. E l’impatto sui conti pubblici? “Nelle valutazioni ufficiali le misure impattano sull’indebitamento netto in modo nullo nell’immediato”, conferma Balassone chiarendo indirettamente anche perché Standard & Poor’s non abbia effettuato venerdì scorso il temuto declassamento del rating italiano (concedendo anzi all’Italia tre anni di tempo per “un credibile percorso di riduzione del debito”), mentre Moody’s inusualmente ha dichiarato che l’affidabilità italiana sui mercati resta inalterata “a condizione di una ripartenza dal terzo trimestre 2020, di un costo del funding basso (spread) e della riduzione del debito”. “Vi sono però alcuni elementi di rischio” dice Balassone.
“La sospensione temporanea degli adempimenti fiscali aumenta la necessità del Tesoro di ricorrere al mercato nel mese in corso e nel prossimo”. Si tratta di coprire 16 miliardi di minori tasse e contributi spostati in avanti. Quanto al costo delle garanzie pubbliche, “cinque volte quelle in essere a fine 2019, seppure con prestiti diluiti in sei anni, potranno risentire di percentuali di insolvenza superiori a quelle del 2012-2013, quando superarono il 10 per cento”. A pioggia ne soffrirebbero i bilanci bancari – la sospensione della valutazione degli Npl da parte della Bce è temporanea – che si rivarrebbero sullo stato con aggravio del debito e dello spread. In questa situazione il governo ha esteso massicciamente l’uso del Golden power, il veto all’intervento di capitali stranieri nelle aziende ritenute strategiche, la cui platea è stata considerevolmente allargata a banche e assicurazioni. “Una misura antipredatoria ma che deve essere precisata nei tempi e nei modi. E, come le altre, attentamente calibrata per commisurare il sostegno pubblico all’effettivo rischio e al danno subìto. Saranno tanto più efficaci quanto più si baseranno su meccanismi semplici, trasparenti e automatici”. In sostanza, il pronto soccorso è doveroso. Ma deve essere appunto rapido e portare in tempi brevi alle dimissioni del paziente. Che dovrà uscire camminando sulle proprie gambe, non su quelle dello stato.