Il virus previdenziale
Nei decenni più spesa per pensioni e meno per sanità. Poi è arrivata l’epidemia
Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus abbiamo imparato, nostro malgrado, a sottomettere la nostra vita alla legge dei numeri. Contagiati, ricoverati, guariti, R0, tassi di letalità. Ogni sera attendiamo bollettini e fogli Excel come fossero l’oracolo di Delfi. Allo stesso tempo, però, abbiamo imparato che i numeri spesso, troppo spesso, non dicono tutto. Che anche la statistica più accurata non riesce a spiegare ogni cosa che sta accadendo. Ecco, i dati diffusi ieri dall’Istat, probabilmente non spiegano tutto. Di certo non sono una base da cui partire per lanciare la solita caccia al colpevole che in Italia non passa mai di moda. Ma spiegano, meglio di altri, come la politica si sia mossa negli ultimi 25 anni. L’Istituto ha infatti pubblicato un rapporto sulla “Protezione sociale in Italia e in Europa”. Un’analisi che, in tempo di pandemia, può essere utile per capire quali possono essere le priorità per il futuro. Il dossier analizza come l’Italia ha investito sulle sue reti di protezione sociale dal 1995 al 2019. Rispetto agli altri paesi europei, e non è certo una novità, la maggior parte delle nostre risorse sono state destinate al sistema previdenziale.
Nell’ultimo anno rilevato, in particolare, questo tipo di spese ha rappresentato il 66 per cento del totale delle prestazioni sociali. Certo, rispetto a 25 anni fa, e nonostante “quota 100”, la quota si è ridotta del 4 per cento, ma fatto sta che, nel 2019, ben 275 miliardi di euro sono stati destinati alle pensioni. Se questa è la premessa non stupisce che, nello stesso anno, le prestazioni di tipo sanitario abbiano rappresentato solo il 22,7 per cento del totale mentre quelle di assistenza sociale (all’interno delle quali ricadono le spese per servizi come le case di riposo per gli anziani e il supporto alle persone non autosufficienti) l’11 per cento. Non solo, come sottolinea l’Istat, “a partire dal 2008 il peso della componente sanitaria si è gradualmente ridotto fino a tornare nel 2019 ai livelli degli anni ’90”. E “l’assistenza ospedaliera ha perso rilevanza (nel 1995 era 40,7 per cento oggi il 35,5 per cento) a favore di altre tipologie di servizi sanitari”. Insomma più spesa per le pensioni, meno per la cura ospedaliera e l’assistenza sanitaria per gli stessi anziani. Poi è arrivato il virus.