Il bonus di facciata
Finanziare i lavori regalando soldi ci avvicina al modello greco: pessima idea
Mettetevi nei panni di un olandese o tedesco e leggete a pagina 5 del Corriere di ieri la sintesi del mitico “decreto Maggio”: “Bonus ‘verde’ per la casa al 110 per cento, fino a 500 euro per bici e monopattini. Pure un voucher vacanze”. Poiché l’Italia deve per forza ricorrere agli aiuti europei, Mes (Meccanismo europeo di stabilità) o Recovery fund che sia, non vi verrebbe voglia di invocare qualche (sana) condizionalità? La domanda riguarda però principalmente noi. La mobilità ecologica e la sostenibilità ambientale degli edifici è buona e giusta, anche se notate le virgolette al “verde” di cui sopra, che sottintendono la promessa di rifarsi gratis le facciate con una scappatoia green. E certo turismo ed edilizia hanno urgente bisogno di attenzione pubblica. Che magari potrebbe meglio funzionare con il mai attuato disboscamento burocratico e il potenziamento delle detrazioni di questi anni, anziché con traballanti garanzie pubbliche. Dopodiché albergatori, bagnini e aziende edili, senza lo stato tra i piedi ma con indicazioni chiare per la ripartenza, dimostreranno come sempre di cavarsela benissimo.
Il punto però è un altro: è dalla centralità del monopattino che può ripartire la seconda manifattura d’Europa? L’industria chiede da settimane di essere ascoltata. Il commercio è affidato alle iniziative delle regioni, ormai prevalenti sul governo. Angela Merkel, Emmanuel Macron, Pedro Sánchez non hanno mai interrotto il dialogo con i produttori, neppure quelli turistici, e la Cancelliera ha assicurato che i tedeschi torneranno, magari con il diesel, a far vacanza in Croazia, Spagna, Grecia. Che tra un voucher e l’altro ci sia sfuggito qualcosa? A proposito. Proprio in Grecia c’è un precedente del bonus facciate: per anni il governo usò i fondi europei per consentire ai privati di rifarsi le palazzine, bastava mettere qualche mattone. Molti intascarono lasciando gli scheletri delle incompiute sulle quali prendevano polvere i cartelloni con i timbri dell’Unione europea: nelle isole le guide le indicavano ai turisti, ammiccando. Come è finita lì, lo sappiamo.