Euroconsenso e ambizione
Maggioranza bulgara al Pe, ma perché il Recovery Plan resta nel vago
Il Parlamento europeo ieri ha chiesto un piano per la ripresa che permetta di mobilitare duemila miliardi di euro di investimenti per finanziare rapidamente la ricostruzione delle economie devastate dalla crisi per il coronavirus. La risoluzione sul prossimo quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2021-2027 dell’Unione europea) è “un messaggio forte” a Commissione e governi, ha detto il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli: “Fare presto e fare bene”. Il testo “ha avuto un grandissimo consenso: 505 a favore, 119 contrari, 69 astenuti”, ha spiegato Sassoli. Tra gli italiani, per una volta, Lega e Fratelli d’Italia hanno scelto l’astensione invece del consueto voto contrario all’Ue. Eppure proprio questi numeri mostrano la debolezza della posizione del Parlamento: le richieste sono sufficientemente vaghe da evitare conflitti. La risoluzione ingloba le idee circolate nelle ultime settimane sul Recovery fund (finanziato con emissioni di debito di lungo periodo garantite dal bilancio europeo attraverso un aumento del tetto delle risorse proprie). Ci sono i prestiti che piacciono al nord e gli stanziamenti a fondo perduto che chiede il sud. I duemila miliardi inglobano anche investimenti privati.
La notizia, semmai, è che il Parlamento ha rinunciato a chiedere agli stati membri di aumentare il loro contributo nazionale per rimpolpare il bilancio europeo. Meglio le risorse proprie, cioè tasse su digitale, transazioni finanziarie, scambi di emissioni, plastica e carbonio alle frontiere. Nonostante le buone intenzioni, il negoziato è nelle mani di Ursula von der Leyen e dei governi. La presidente della Commissione ha rinviato al 27 maggio le sue proposte su bilancio dell’Ue e Recovery fund, mentre gli stati membri rimangono divisi su aspetti fondamentali. Il rischio è che, come la risoluzione dell’Europarlamento, l’Ue rinunci all’ambizione per un rapido consenso.