È dura, ma un rimbalzo è possibile
La manifattura cresce più del previsto e indica una strada a politica e sindacati
L’indice Pmi della manifattura, la capacità di acquisti di beni e servizi delle imprese in base alle previsioni sul futuro, rilevato in Europa da Ihs Markit, è salito in Italia a 45,4 punti dai 31,1 di aprile, oltre le attese degli analisti (36,8); e oltre anche al 39,4 di media dell’Eurozona. In Francia l’indice è risalito da 31,5 a 40,1; in Spagna da 30,8 a 38,3; in Germania da 34,5 a 44,3. Se per una volta facciamo meglio degli altri è il caso di ricordare che un anno fa l’indice Pmi italiano era già sotto 50 – la differenza tra espansione e contrazione – a 49,7; in questo peggio dell’Europa. Si tratta però di una luce di speranza che indica la tenuta della manifattura italiana e che non deve essere spenta da politica e parti sociali.
Se l’Italia ha sfruttato la riapertura produttiva di maggio (ad aprile era consentita solo per l’export), l’analisi del centro studi Confindustria su dati consolidati riporta un rimbalzo della produzione ma sempre in territorio negativo: a maggio -33,8 per cento da -44,3 del mese prima. Nel secondo trimestre il calo acquisito è del 27,7 rispetto al -8,8 del primo, il che “con una lenta ripresa della domanda” porterà a fine anno a una riduzione di oltre il 20 per cento. Tuttavia settori e comparti vanno in controtendenza, Nielsen che tiene d’occhio gli acquisti per conto degli inserzionisti pubblicitari segnala un aumento di vendite del 6,9 per cento nei supermercati nelle prime tre settimane della fase 2. Addirittura nell’e-commerce l’aumento è del 178,1 per cento. E salgono acquisti non solo di prodotti di prima necessità ma anche di alimentari di alta gamma. E’ prevista anche una ripresa dell’elettronica di consumo. Ma l’auto continua a soffrire: -50,4 le immatricolazioni in Italia, con Fca a -57,2. Anche qui l’innovazione tecnologica, cioè il passaggio all’ibrido, potrà aiutare la ripresa. La Germania ha già messo sul piatto 5 miliardi di aiuti, la Francia 8 con la consueta forma di rafforzamento del capitale pubblico. Per tutto questo è vitale lasciar perdere le polemiche sulle garanzie al prestito a Fca e ancora più che il governo incoraggi gli accordi internazionali (Fca-Psa ma non solo). Solo la globalizzazione porta nuove tecnologie, prodotti, consumi. Per discutere di sedi legali e reciprocità fiscale ci sarà tempo.