Non nascondiamo i segnali d'ottimismo

Redazione

I miglioramenti dell’indice Pmi europeo: motivi per credere alla ripresa rapida

Tralasciamo il day by day delle borse (ieri in calo in Europa di due punti dopo il rialzo del giorno prima) e guardiamo al trend dell’ultimo mese: dal 25 maggio, dopo la riapertura in Italia delle attività produttive e commerciali, Piazza Affari è salita dell’11 per cento, maggior rialzo mensile del 2020. Rispetto al picco negativo registrato il 12 marzo l’aumento è del 31 per cento: chi nei giorni più bui ha creduto nella ripresa ha fatto un affare. Per lo spread il miglioramento è doppio: il 21 per cento in un mese, il 50 rispetto al livello massimo del 18 marzo. Certo gli indici finanziari non dicono tutto, e si susseguono le stime negative delle varie istituzioni.

  

L’Fmi ha aggiornato le proprie e prevede per l’Italia il rischio di una contrazione del pil del 12,8 per cento, poco peggio dell’Eurozona. Si tratta però di scenari di massima, che inglobano una seconda ondata di pandemia controllata. Ma anche i migliori analisti non tengono conto di un elemento, che potremmo definire fattore umano: l’ottimismo o meglio la fiducia. L’indicatore più affidabile di questo umore è il Pmi, Purchasing managers index rilevato da Markit: si tratta della propensione a investire dei responsabili acquisti delle maggiori aziende mondiali.

   

Martedì 23 è stato comunicato il Pmi dell’Eurozona: a giugno è aumentato a 47,5 punti dai 31,9 di maggio, superando le previsioni. In attesa degli indici per paese si può ricordare che l’Italia aveva primeggiato già a maggio con 45,4 punti. Quanto alla fiducia dei consumatori l’indice della zona euro è passato a giugno da meno 18,8 a meno 14,7, anche qui meglio del previsto. In entrambi i casi siamo distanti dal livello che separa recessione e crescita; ma non come si temeva. Tutte queste cifre sono più basse negli Usa per la peggior gestione sanitaria e le sbandate di Donald Trump. E anche questo è una variabile umana.

  

Ovviamente l’ottimismo spicca nelle campagne pubblicitarie: in Italia i colori pop della Vespa dell’artista americano Sean Wotherspoon, e i sempre colorati modelli ibridi di Panda e Ypsilon. La rinascita del dopoguerra fu scandita dalle 500 celesti e verdine; e dai manifesti di una Vespa rossa con in sella una bella ragazza. Poi arrivò il trionfo (e l’Oscar) di Audrey Hepburn in “Vacanze romane”. Perché non sperare?

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