Nell’ultimo decennio sono ormai molte le occasioni in cui ci siamo trovati a dover commentare la fragilità dei conti pubblici italiani. Due esempi su tutti sono le crisi del 2008 e del 2012. Abbiamo poi vissuto alcuni anni relativamente positivi: crescita latente, ma sopra lo zero. Ancora una volta, all’arrivo dell’inesorabile shock, il bilancio pubblico si è fatto trovare impreparato. Il coronavirus sarebbe proprio l’esempio da libro di testo di un contesto in cui un paese deve sostenere domanda e offerta, cercando, nella misura più efficiente possibile, di assorbire le perdite. Purtroppo però, l’Italia ha il terzo debito pubblico più elevato al mondo, una popolazione che invecchia, una spesa pensionistica enorme e, soprattutto, performance di crescita molto negative nel recente passato. Per questi motivi non siamo in grado di chiedere a prestito in autonomia le risorse di cui necessiteremmo.
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