La questione Autostrade sembrava risolta, e invece i problemi erano tutti nella soluzione così come presentata da Luigi Di Maio: “Questo risultato tanto sperato lo raggiungeremo tramite un’operazione di mercato e non con la revoca… Se Aspi verrà quotata in Borsa come sembra, dobbiamo lavorare affinché la nuova società non sia assoggettata alle logiche di mercato, bensì affinché lavori per assicurare investimenti e tariffe autostradali più basse”, disse il ministro degli Esteri. Il comunicato con la nazionalizzazione “di mercato” e la quotazione in Borsa contro “le logiche di mercato”, un doppio ossimoro da capogiro, sembrava un’altra gaffe di Di Maio e invece era la descrizione perfetta della strategia del governo, che ha cercato di far passare come rispettosa del mercato un’operazione che non lo era nelle intenzioni e negli esiti. Questa contraddizione è emersa con la dura presa di posizione degli azionisti di minoranza di Atlantia, rappresentati da Tci, uno dei più grandi fondi internazionali, che ha inviato dei reclami a Bruxelles contro un “esproprio” contrario alle leggi europee. A fare la differenza tra esproprio punitivo e operazione di mercato sarà il prezzo della compravendita, cioè la determinazione del valore di Aspi. Nel conto c’è da considerare il danno d’immagine per il paese: a protestare non sono gli azionisti di controllo, cioè la famiglia Benetton, ma grandi investitori internazionali che si oppongono ad aumenti di capitale “a prezzo ribassato” e pretendono che l’ingresso di Cdp avvenga attraverso un processo trasparente guidato da advisor internazionali per valutare il giusto prezzo delle azioni. E’, molto probabilmente, la strada che seguirà Cdp e che però rende meno conveniente l’investimento, non solo nell’immediato ma anche nel futuro se il governo intende aumentare gli investimenti e abbassare le tariffe. Alla fine potrebbe essere un buon affare più per chi esce che per chi entra. In ogni caso, al momento, la realtà ha ricordato al governo che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca: non esistono “operazioni di mercato” contrarie alla “logica di mercato”.
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