Probabilmente in tanti, presi dalle varie emergenze prodotte dalla pandemia, hanno dimenticato che l’arrivo di questo coronavirus ha prodotto il più grande disastro sanitario dei nostri tempi (almeno degli ultimi decenni). Nel suo lungo e denso discorso al Meeting di Rimini, Mario Draghi in un passaggio ha ricordato questo importante aspetto: “Il ritorno alla crescita e la sostenibilità delle politiche economiche sono essenziali per rispondere al cambiamento nei desideri delle nostre società; a cominciare da un sistema sanitario dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa”. Si tratta insomma di fare importanti investimenti per rendere la nostra Sanità più resiliente – così si usa dire adesso – all’attuale come ad altri possibili choc. Per questo tipo di spese straordinarie di cura e prevenzione, in tanti hanno dimenticato anche questo, l’Europa ha predisposto attraverso il Mes una linea di credito che consente di spendere circa 36 miliardi di euro a tassi di vantaggio. Secondo i più recenti dati, il tasso di questo finanziamento a 10 anni è negativo e continua a essere, nonostante la discesa dello spread, molto favorevole per l’Italia che ha tassi ancora molto più elevati rispetto agli altri paesi europei e, usando il Mes, potrebbe arrivare a risparmiare circa 4 miliardi di euro (400 milioni ogni anno). A differenza di quanto sostiene certa propaganda populista, non ci sono trappole e tagliole segrete. Anzi, il Mes presenta meno condizionalità rispetto ai programmi del Recovery fund. Non si comprende quindi per quale motivo razionale – in una situazione di crisi, di risorse scarse e debito crescente – il governo dovrebbe decidere di buttare soldi dalla finestra rinunciando al Mes. Nei giorni scorsi Nicola Zingaretti ha rilanciato la necessità di ricorrere al Mes (“ogni giorno sprecato è imperdonabile”), ma le dichiarazioni del segretario del Pd raramente producono conseguenze politiche. Speriamo lo facciano le parole di Mario Draghi.
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