Sono passati esattamente due mesi da quando il governo ha benedetto l’accordo preliminare fra Tim e Cassa depositi e prestiti per la creazione della rete unica di telecomunicazioni. Da quel 27 agosto, sono successe molte cose o, per meglio dire, non è successo nulla. Ciascuno ha mosso le sue pedine, tutti hanno tirato per la giacchetta Margrethe Vestager (che prima o poi dovrà esprimere un parere sul progetto), e ognuno ha cercato di portare a casa qualche risultato. Ma non c’è stato alcun passo concreto. Certo, il deal è complesso: la governance, gli aspetti finanziari, le eventuali misure compensative e l’assetto regolatorio sono tutti da definire. E’ proprio questa complessità, unita ai divergenti interessi di Tim, Open Fiber e dell’esecutivo, a spiegare sia il rallentamento, sia l’apparente uscita del dossier dai radar. Restano infatti da chiarire almeno tre aspetti.
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