Sarà Giancarlo Giorgetti a dover cercare una via d’uscita per la situazione dell’Ilva, la cui stessa esistenza, persino fisica, è messa in forse dall’ordinanza del Tar di Lecce che impone la chiusura dell’area a caldo degli stabilimenti di Taranto entro due mesi. L’azienda nella sua opposizione scrive che questo provvedimento, oltre a imporre la cessazione definitiva delle attività produttive, rischia addirittura di far crollare gli altiforni, con gravi rischi per la sicurezza. La sentenza del Tar è conseguente alla richiesta del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e si inserisce nella campagna antiproduttiva condotta dalla regione Puglia. Se anche, come è possibile e sperabile, il Consiglio di stato dovesse annullare o riformare sostanzialmente la sentenza del Tar, resterebbero comunque aperte le questioni che riguardano la prospettiva dell’acciaieria, la tutela della salute, il contrasto tra le esigenze di tutela del lavoro e quelle della salute.
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