Editoriali
A cosa serve l'euro digitale
Una moneta garantita dalla Bce per evitare un mercato dominato da Big Tech
Il progetto dell’euro digitale sta suscitando grandi attese ma anche dubbi di due tipi. Il primo è legato al timore che la Bce voglia eliminare il contante, il secondo è che l’arrivo della moneta digitale possa avere un impatto negativo sull’attività degli intermediari finanziari, provocando un deflusso di capitali dalle banche. Ebbene, sono percezioni sbagliate. Lo scrive Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo, insieme a Ulrich Bindseil, dg Infrastrutture di mercato e pagamenti, che dal blog della Bce e in un editoriale sul giornale tedesco Faz, invita piuttosto a considerare i rischi della mancata adozione dell’euro digitale e cioè il fatto che un domani famiglie e imprese europee potrebbero trovarsi nella condizione di ricorrere ai servizi offerti da un ristretto numero di giganti tecnologici.
Dunque, secondo Panetta, se la Bce dovesse decidere di procedere con l’emissione dell’euro digitale – al termine di consultazioni tuttora in corso – “rappresenta un modo per tutelare l’autonomia dell’Europa e per evitare scenari indesiderati”. Ciò che non viene considerato nel dibattito su pregi e difetti dell’euro digitale – rimasto finora nella cerchia degli addetti ai lavori – è che al contrario delle società tecnologiche, le banche centrali non operano per massimizzare i profitti, né traggono benefici economici dal possesso di informazioni personali o dall’esercizio del potere di mercato. L’obiettivo sarebbe quello di offrire ai cittadini uno strumento di pagamento innovativo, sicuro, reso stabile dall’impegno in suo favore di una banca centrale indipendente, dice in sintesi Panetta. La Bce prenderà una decisione definitiva solo nei prossimi mesi dopo aver vagliato tutti i pro e i contro, ma la direzione sembra segnata dall’evoluzione dei tempi ed è esattamente quella verso cui guarda la Banca d’Italia che avrebbe un ruolo centrale nel nuovo sistema di pagamenti paneuropeo visto che ha appena finito di mettere a punto la piattaforma tecnologica (si chiama Tips) su cui dovrebbe girare la nuova valuta digitale.