editoriali
Agenda Boeri per il lavoro
Contrattazione decentrata, politiche attive e modello Jobs Act per ripartire
Ora che anche la metodologia dell’Istat, come spiegava ieri su queste colonne Andrea Garnero, prende atto di come la realtà occupazionale sia stata stravolta dal Covid (circa un milione di occupati in meno), è necessario pensare ad aggiustamenti strutturali agli ammortizzatori sociali e al mercato del lavoro per renderli più adeguati ad affrontare l’emergenza prima e la ripresa poi. In particolare per dare una risposta alle donne e ai giovani, che hanno subìto a causa delle loro posizioni contrattuali “fragili” le ripercussioni più dure, e ai lavoratori dei settori che subiranno una trasformazione. “Nulla sarà come prima”, è ciò che in tanti affermano in parte come constatazione e in parte come auspicio, visto che il Next Generation Eu prevede una transizione ecologica e digitale dell’economia. Ma nel frattempo stiamo lasciando tutto com’era. Per attrezzarsi a questo passaggio, anche grazie all’aiuto delle risorse europee che consentono di fare delle riforme non più “a costo zero”, si può partire dalle tre proposte avanzate dall’economista Tito Boeri su Repubblica.
Prima: “Solo la contrattazione decentrata, azienda per azienda, può oggi garantire più lavoro in sicurezza e domani regolare il lavoro in remoto”. Il potenziamento della contrattazione aziendale, tra l’altro, è qualcosa che l’Europa ci chiede da tempo per far aumentare la produttività. Seconda: “L’inevitabile ricollocazione di lavoro da imprese in declino a imprese in espansione richiede un servizio pubblico dell’impiego funzionante e un capo dell’Anpal che, lui sì, non lavori nel remoto più estremo”. Sintesi: rilanciare le politiche attive e licenziare lo smart worker del Mississippi Mimmo Parisi. Terza: ridurre il dualismo del mercato del lavoro attraverso il modello Jobs Act che stimola le trasformazioni a tempo indeterminato anziché attraverso il modello “decreto dignità”, che ha ridotto le assunzioni con contratti a termine. L’agenda Boeri può essere una buona base di partenza per il ministro del Lavoro Andrea Orlando