editoriali
Meno cashback, più sostegni
È sbagliato bocciare la proposta della Meloni solo perché è all’opposizione
Fratelli d’Italia ha presentato una mozione per sospendere il cashback, ma il Senato ha bocciato la proposta con un voto di 114 no, 20 sì e 89 astensioni. E’ invece passato un ordine del giorno della maggioranza che prevede, genericamente, di correggere le criticità emerse nei primi mesi di avvio del programma di rimborso sulle transazioni digitali.
Il partito di Giorgia Meloni chiedeva, in una fase di emergenza come questa dimostrata anche dalle proteste di piazza di tanti autonomi e piccoli imprenditori, di destinare i circa 5 miliardi previsti per questa misura al sostegno del tessuto produttivo e alle categorie costrette alle chiusure per contenere l’epidemia. I calcoli non sono precisi, nel senso che dopo il mese di sperimentazione di dicembre e il primo ciclo semestrale che ormai è partito, la somma residua è di circa 3 miliardi e non 5. Ma, a parte il dettaglio quantitativo, la proposta di fratelli d’Italia è sensata. Il cashback è stato giustificato con obiettivi vaghi (incentivare i pagamenti digitali) e benefici indefiniti (recupero dell’evasione, anche se a bilancio il maggior gettito previsto è zero). Di certo si sa solo che è un costoso sussidio regressivo di cui si avvantaggiano prevalentemente le fasce più benestanti e dei grandi centri urbani, proprio mentre aumentano la povertà assoluta, la disoccupazione e le difficoltà delle attività chiuse. Inoltre, su questa misura, il governo non ha mai fatto alcuna valutazione dei costi e benefici né ex ante né ex post.
Solo un mese fa, proprio sul Foglio, anche il nuovo responsabile economico del Pd Antonio Misiani scriveva che “bisogna scegliere le priorità” e quindi “i tre miliardi stanziati per il cashback è meglio dirottarli sui programmi di lotta contro la povertà”. Cancellare il cashback per sostenere chi più soffre la crisi economica è una proposta che non merita di essere ignorata solo perché proveniente dall’opposizione.