Foto Ansa

editoriali

Perché AirFrance non è Alitalia

Redazione

Sugli aiuti di stato non c’è “discriminazione” a danno dell’Italia, tutt’altro

La trattativa fra Commissione europea e governo italiano su Alitalia sembra essere ripartita. Ma la (ri)nazionalizzazione da tre miliardi di euro non è stata ancora autorizzata e i paletti posti da Bruxelles restano molto rigidi. Lo stesso premier Mario Draghi ha evidenziato che su diversi punti la Commissione è inamovibile. In primo luogo, Ita non potrà prendere il marchio Alitalia, inoltre potrà acquisire direttamente solo la parte relativa al volo e non i servizi di terra e l’handling. Questa soluzione è criticata da molte forze politiche che, dopo gli  aiuti da 4 miliardi di euro ricevuti da AirFrance-Klm, hanno accusato la Commissione di discriminare l’Italia (e Alitalia). Ma la “disparità di trattamento” non solo non esiste. O meglio, se esiste è tutta a favore di Alitalia, dato che gli aiuti per il Covid-19 dovevano essere autorizzati solo per le compagnie che non erano in difficoltà nel 2019. Questo è un elemento chiave per non distorcere il mercato, salvando con la scusa della pandemia. Nel 2019 Alitalia aveva un margine Ebit negativo di oltre 14 punti percentuali, mentre AirFrance-Klm aveva un margine positivo del 4,2 per cento (il gruppo Lufthansa oltre il 5 per cento).

 

Da circa 20 anni, da quando il mercato aereo è stato liberalizzato, Alitalia ha sempre chiuso in negativo i propri bilanci ed è chiaro che la sua crisi strutturale non dipenda affatto dal Covid-19. Inoltre la  Commissione  non ha ancora preso una decisione sui prestiti ponte da 1,3 miliardi di euro, che Alitalia ha ricevuto dallo stato italiano a partire dal 2017. Insomma, la Commissione ha chiuso un occhio e qualcosa di più nei confronti di Alitalia ed è  un po’ paradossale mettersi a protestare per un’interpretazione delle regole che, se sono state piegate, lo sono state a favore di Alitalia. Ciò su cui la politica dovrebbe riflettere è, invece, come rendere questo ennesimo aiuto pubblico compatibile con il contesto normativo ed economico. E’ chiaro che non c’è spazio per aziende zombie e che l’intervento dovrà essere  sostenibile e non distorsivo della concorrenza.

Di più su questi argomenti: