editoriali

La nuova Ilva c'è, lo scudo penale no

Redazione

L’acciaieria non ha futuro senza un nuovo rapporto tra stato e procure

Si chiamerà Acciaierie d’Italia Holding la nuova società siderurgica nata ieri con il perfezionamento dell’accordo siglato a dicembre 2020 per l’ingresso pubblico in Ilva. Invitalia, su incarico del governo, ha sottoscritto, con i contributi in conto capitale assegnati dal Mef, azioni ordinarie per un importo di 400 milioni, acquisendo il 40 per cento della società e il 50 per cento dei diritti di voto. La società gestirà come affittuaria gli impianti di Ilva di Taranto attualmente di proprietà dell’Amministrazione straordinaria, a cui subentrerà a maggio 2022 con un ulteriore investimento di 680 milioni. A questo si andrà ad aggiungere l’investimento sugli impianti che secondo il piano industriale ammonta a  4 miliardi.

 

Lo stato si farà carico di debiti pregressi e passività, compresi quelli verso i fornitori e le quote di fitto non versate. Contestualmente, il governo ha nominato i membri del cda per parte pubblica: Franco Bernabè alla presidenza, ed Ernesto Somma e Stefano Cao consiglieri. Tocca ad ArcelorMittal ora nominare l’ad e altri due membri.

 

L’acquisto definitivo, è scritto nel contratto, avverrà solo al verificarsi di alcune sospensive, quali, oltre alla concessione dell’autorizzazione integrata ambientale per il nuovo piano, l’assenza di misure restrittive nei confronti di Acciaierie d’Italia nell’ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata, e la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto.

 

Tutta l’area a caldo è ancora sotto sequestro dal 2012 con facoltà d’uso in mano a un custode giudiziario. Per fortuna nessuno, salvo modifiche, può revocarne la facoltà d’uso concessa per legge in quanto sito di interesse strategico nazionale. Dimenticarono però di scudarla dalle ordinanze sindacali, di cui una per la chiusura degli impianti è in mano al Consiglio di stato che deciderà il 13 maggio.

 

Per questo risulta folle la mancanza di coraggio del governo che ieri in Aula piegato al volere dei 5 stelle ha abdicato alla proposta di FdI, e giudicata di buon senso dai sindacati, di reintrodurre lo scudo penale. Che del resto è il motivo del disimpegno del privato, e dell’ingresso del pubblico.

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