editoriali

Per le imprese è ora di crescere  

Redazione

Ance vs Salini. La battaglia tra costruttori ha un bersaglio sbagliato

Il presidente dell’Ance, Gabriele Buia, ha raccolto il grido di dolore che si leva dai piccoli costruttori e questo fa parte delle regole del gioco, sono la gran parte dei suoi associati. Ma l’intervista concessa al Corriere della Sera ha due obiettivi di fondo. Il primo bersaglio è la semplificazione (il modello Genova per capirci), il secondo è il gruppo Webuild formato attorno alla Salini con la partecipazione di Cdp.

 

Il trait d’union è rappresentato dalle infrastrutture. Buia, che parla di uso “spropositato” di procedure negoziate senza bando, se la prende con la priorità alle grandi opere realizzate da grandi costruttori che sono gli unici a poterle fare. Secondo il presidente dell’Ance con l’ultimo decreto “Semplificazioni” si è introdotta la deregulation. Molto diretto è l’attacco a Webuild. “Siamo contrari a creare un monopolio che si occupi di grandi opere così come di manutenzione relegando al ruolo di subappaltatori tutte le altre imprese”.

 

Ma Webuild è  un monopolio troppo grande o le altre imprese sono troppo piccole? Webuild ha una taglia da 6 miliardi di euro che sembra grande, ma non è nulla fuori dai confini. Il francese Vinci supera i 50 miliardi, Bouygues sempre francese 40 miliardi più o meno come la spagnola ACS, la tedesca Hochthief circa 28 miliardi. Non parliamo dei giganti cinesi che superano di gran lunga i 100 miliardi. Ciascuno di questi concorrenti potrebbe ingoiare Webuild in un  boccone. Frantumazione e nanismo sono due tare che hanno impedito lo sviluppo di una industria delle costruzioni competitiva.

 

Ciò è vero anche in altri settori, dalla meccanica che pure è un punto forte della manifattura italiana, alla farmaceutica. Dalla pandemia l’industria italiana può uscire più forte anche se più snella, con imprese efficienti e competitive su scala internazionale (e anche senza l’aiuto di Cdp). E’ un processo che non va ostacolato, ma sostenuto, favorendo la concentrazione, il rafforzamento del capitale, il salto tecnologico. Il modello italiano ha prodotto una crescita piatta, questa crisi e le risorse del Next Generation Eu offrono la chance per cambiarlo non per tornare al piccolo mondo antico. 

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