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editoriali

Vederla nera sugli obiettivi verdi

Redazione

Perché il piano energetico di Draghi è ambizioso ma poco realistico

Dice Draghi che l’Italia dovrà installare 70 gigawatt di potenza rinnovabile nei prossimi dieci anni. Il che fa 7 gigawatt all’anno contro un ritmo attuale di 0,8. Dieci volte di più. Sarà un bel banco di prova che si scontra con alcune delle tradizionali idiosincrasie italiane. La prima è nota: la farraginosità delle procedure che spinge verso tempi biblici anche le cose più semplici. A cui si cercherà di porre rimedio con l’ennesimo e invocato provvedimento legislativo di semplificazione, sperando che abbia miglior successo di quelli passati. Ma occorre segnalare che in questo caso il diavolo si nasconde nei particolari e che difficilmente essi possono essere superati se non c’è la volontà dei diversi attori coinvolti di spingere tutti nella stessa direzione.

Il secondo ostacolo viene dal combinato disposto fra la sindrome Nimby e le difficoltà a insediare nuovi impianti in ambienti delicati. Fotovoltaico ed eolico occupano più spazio degli impianti energetici tradizionali e anni di complicità del mondo politico con il comitatismo locale hanno lasciato strascichi profondi: oggi ci si rivolta anche contro impianti che dovrebbero assicurare la transizione verde. L’ultimo punto da osservare è l’analisi costi-benefici. E' un punto questo assente in tutto il Pnrr. Difficile trovare una giustificazione economica ragionata del perché di alcune scelte. Non tutte le scelte solo per essere definite “verdi” comportano uguali costi e uguali benefici. Siccome l’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre la CO2 una valutazione ragionata dei differenti costi che comporta questo obiettivo in relazione alle diverse tecnologie sarebbe opportuna. In particolare è noto che la tumultuosa crescita del fotovoltaico nel decennio passato si è basata sulla pressoché totale importazione di pannelli dalla Cina e quindi a un trasferimento netto di risorse nazionali, estratte dalle bollette degli italiani, verso i costruttori cinesi. Saremo in grado di produrre in breve tempi un’offerta alternativa per le rilevanti quantità previste?

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