editoriali
Alitalia, (pen)ultimi aiuti
Così la compagnia resta insostenibile e serviranno ulteriori fondi pubblici
La soluzione per Alitalia non è ancora stata trovata, ma indubbiamente l’incontro tra la Commissione europea e il governo italiano è un passo avanti. Molti punti non sono ancora stati chiariti e le condizioni di Bruxelles per avere discontinuità rispetto alla vecchia Alitalia rimangono molto dure: non si sa se la compagnia potrà ripartire per la fine dell’estate con la dote pubblica di 3 miliardi. E’ bene ricordare che questi fondi derivano dal decreto “Rilancio” dello scorso anno e sono gli ultimi di una lunga serie di aiuti. Tra il 2017 e il 2021, sono stati stanziati circa 5 miliardi per Alitalia, tra vecchia e nuova compagnia. La discontinuità richiesta passa da alcuni punti chiave quali il marchio, che non potrà passare alla nuova Alitalia-ITA se non tramite una gara pubblica, il settore handling e il settore manutenzione, che dovranno essere venduti a parte e il programma MilleMiglia che non potrà essere acquisito dalla nuova compagnia.
Nonostante quanto affermato da alcuni sindacati, esistono molte compagnie che hanno esternalizzato i servizi di handling e manutenzione e questi vettori riescono a essere profittevoli, al contrario di quanto dimostrato da Alitalia che nel 2019, anno pre-pandemia, riusciva a perdere oltre 600 milioni di euro. Nel 2018 e nel 2019, quando tutti i grandi operatori aerei europei chiudevano i propri conti economici con un’ottima marginalità, la politica ha continuato a cercare una soluzione “alternativa” per Alitalia. Purtroppo, in Italia, l’aggettivo “alternativa” ha sempre significato soluzioni non di mercato, ma che legassero il destino della compagnia al controllo della politica. Ora, l’unico futuro per Alitalia sarebbe quello di confluire in un grande gruppo aereo, perché una strategia stand-alone è fuori mercato e insostenibile, ma purtroppo non è il momento migliore visto l’andamento del mercato europeo. Pertanto la strategia del governo è sempre quella di comprare tempo con ulteriori soldi pubblici, ma c’è il serio rischio che anche questi ultimi siano ancora una volta i “penultimi”.