EDITORIALI

Un Landini fuori dal tempo

Redazione

Una Cgil che minaccia le rotture sociali diventa un guaio per i lavoratori

Maurizio Landini punta sulla “rabbia” che secondo lui costituisce il sentimento prevalente tra i lavoratori e, se il governo non aprirà un altro negoziato sulla richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti, prevede per l’autunno una “rottura sociale”.

 

 

Al di là del merito delle rivendicazioni, che peraltro trovano ampia udienza nelle forze politiche, quello che fa impressione è la lettura che il segretario della Cgil fa della fase sociale. Naturalmente c’è grande preoccupazione, sia tra i lavoratori dipendenti, specialmente di alcuni settori particolarmente esposti agli effetti della pandemia, sia tra autonomi e piccoli imprenditori, ma l’atteggiamento prevalente è quello di un’attesa non priva di fiducia o di speranza. C’è voglia di ricominciare, di trovare una strada comune tra lavoratori e imprese per riattivare la produzione di merci e servizi. Il clima generale non è affatto quello di una rottura sociale, sembra anzi orientato verso la coesione.

 

Landini o non vede o non vuole vedere i segnali che vanno in questa direzione, probabilmente per una visione ideologica che riporta alla lotta di classe l’interpretazione di ogni fenomeno sociale o economico. Però, come dirigente di un’organizzazione alla quale aderiscono milioni di pensionati e di lavoratori, dovrebbe ricevere i segnali che vengono da una base tanto estesa. Il fatto che non sia in grado di svolgere una analisi differenziata corrispondente alla complessità della situazione e alla varietà degli orientamenti, se non sarà corretto, renderà ancora più debole la capacità di rappresentanza, che è in fondo la caratteristica decisiva della funzione di un sindacato. Se si continua con questa visione apocalittica, che trasforma inevitabili ma specifici punti di frizione e di conflitto in una contrapposizione frontale intempestiva e incomprensibile, si rischia che la rottura evocata si determini all’interno del mondo del lavoro, con effetti deleteri per gli interessi che Landini vuole rappresentare.

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