(foto Ansa)

editoriali

Una lezione dall'Ilva

Redazione

Il sistema decisionale va corretto. Appunti per non sprecare le risorse del Pnrr

La vicenda dell’Ilva di Taranto è una vicenda tragica, a cominciare dalle vittime dell’inquinamento prodotto per decenni. E’ anche un paradigma dell’incapacità, e per qualche aspetto persino dell’impossibilità, per il sistema istituzionale così com’è di affrontare un problema produttivo e di garanzia della salute così intricato. Non si contano gli interventi delle magistrature amministrative o dei sindaci che imponevano la chiusura dello stabilimento e lo spegnimento dei forni, poi contraddetti o cassati da altre sentenze. I sindacati non sanno da che parte girarsi e l’azienda non sembra in grado di prendere decisioni, anche perché a ogni passo rischia che qualcuno fischi un fallo da espulsione. Dopo l’ultima revoca dell’ordinanza di chiusura del sindaco, Invitalia ha annunciato la presentazione di un nuovo progetto che dovrebbe anche superare le critiche della Corte europea. E’ difficile credere che questa volta tutto filerà liscio, anche se si può sempre sperare in un miracolo.

Si vedrà come andrà a finire, ma intanto è necessario imparare da questa vicenda che il sistema decisionale deve essere profondamente corretto, altrimenti anche i progetti del Pnrr, che peraltro debbono rispettare una tempistica precisa, rischiano di finire in una bufera di carte bollate. Governare processi produttivi o organizzativi complessi non è facile, farlo dentro a un ingranaggio in cui l’equilibrio dei poteri si è trasformato in una tenaglia che blocca tutto, è impossibile. Se il governo di Mario Draghi, grazie anche all’inconsueta ampiezza della maggioranza e alle emergenze rese evidenti dagli accordi europei sul Recovery, riuscirà a ridisegnare il sistema decisionale in modo da renderlo uno strumento operativo e non una condanna alla paralisi avrà fatto la più importante e urgente delle rivoluzioni.

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