editoriali
Mettere in sicurezza la crescita
La responsabilità sui vaccini di industria e sindacati per consolidare la ripresa
Arrivano dati incoraggianti dalla cosiddetta “economia reale”. A giugno il fatturato dell’industria, depurato dai fattori stagionali, torna a crescere: secondo l’Istat si registra un aumento congiunturale del 3,1 per cento, risultante da una crescita su entrambi i mercati (+4,7 per cento quello estero e +2,1 per cento quello interno)”. Analogamente, nel secondo trimestre l’indice segnala un incremento del 5,2 per cento rispetto ai tre mesi precedenti. Il dato è positivo perché conferma la solidità della revisione al rialzo della crescita per quest’anno da parte della Commissione europea: dal 4,2 per cento, precedentemente stimato, al 5 per cento attuale. Si tratta di miglioramenti realistici, visto che secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (l’organismo indipendente che valuta l’andamento delle finanze pubbliche), “la crescita dell’economia italiana potrebbe risultare largamente superiore alle previsioni di qualche mese fa arrivando a sfiorare il 6 per cento”.
Ciò vorrebbe dire che l’Italia recupererebbe i livelli di pil pre Covid a metà 2022, circa 6 mesi prima rispetto alle stime iniziali. Sarebbe un ottimo risultato, che è anche il frutto del Protocollo sulla sicurezza firmato lo scorso anno, tra sindacati e Confindustria, che ha consentito alle attività produttive di ripartire con una certa sicurezza. Un accordo raggiunto in una fase delicatissima dell’emergenza pandemica e che ha posto le solide basi per la ripresa. Il risultato però non è acquisito, la nuova variante e l’evolversi della pandemia restano un enorme fattore di incertezza e una minaccia per la crescita. L’autunno si sta avvicinando e le parti sociali, insieme al governo, dovrebbero riprendere quel Protocollo, ma soprattutto lo spirito di responsabilità che ne era alla base, per dare impulso alla campagna vaccinale nei luoghi di lavoro. Solo così si può mettere al sicuro la crescita.