editoriali
Liberalizzare è giusto (e di sinistra)
Il dl Concorrenza è fondamentale, ma a Draghi manca una sponda politica
La legge sulla concorrenza dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri a settembre, insieme alla delega sul fisco, ma non si sa molto altro. Se ne parla poco, eppure dovrebbe essere una delle più importanti riforme legate al Pnrr per rilanciare la crescita e il dinamismo dell’economia italiana. La norma sulle liberalizzazioni sarebbe dovuta arrivare a luglio, ma è slittata di un paio di mesi. L’approvazione dovrebbe arrivare il prima possibile, entro metà settembre, perché se ritardasse ulteriormente verrebbe travolta dalla legge di Bilancio e slitterebbe a inizio 2022, tradendo le promesse con l’Europa via Pnrr. Da ciò che si apprende, è probabile che la norma rinvii a deleghe di riordino, almeno per i servizi pubblici locali, il settore che più di tutti merita una scossa. Ciò vorrebbe dire che la riforma reale slitterebbe ulteriormente, nella migliore delle ipotesi a metà 2022. A quel punto, con le elezioni alle porte e i partiti ai blocchi di partenza della campagna elettorale, quella sulla concorrenza rischia di diventare la più irrealizzata delle riforme del governo Draghi. Eppure ce ne sarebbe un gran bisogno, soprattutto per smantellare l’inefficiente socialismo municipale che pesa sulle spalle dei cittadini, nella doppia veste di utenti e contribuenti.
Partiti e governo sono concentrati su tre riforme: ammortizzatori sociali, fisco e pensioni. Quella sulla concorrenza però non è meno importante per l’economia e ha un vantaggio: è a costo zero. Anzi, i soldi li farebbe emergere grazie alla maggiore crescita. Mario Draghi è consapevole dell’importanza della prima legge sulla Concorrenza, perché lascia un’impronta sulle successive che poi annualmente dovrebbero arrivare. Ma è da solo, perché i partiti ne temono il costo politico. Eppure le liberalizzazioni comportano anche un dividendo politico, se si ha coraggio. Al premier serve una sponda politica riformatrice in Parlamento. Non va più di moda la tesi di Francesco Giavazzi che “il liberismo è di sinistra”, ma non è mai stata così vera come per le liberalizzazioni. Citofonare Bersani.