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Editoriali

Investire in Europa. Forza Intel

Redazione

Un vero cloud concorrenziale attrae investimenti. Spunti per Colao

Intel, la multinazionale statunitense dei semiconduttori con sede a Santa Clara, in California, ha annunciato l’intenzione di investire 95 miliardi di dollari per realizzare due nuovi stabilimenti in Europa nei prossimi dieci anni. E’ un’ottima notizia per un continente che attualmente si trova a un bivio: l’Europa infatti da una parte annuncia (e in parte realizza) una transizione industriale verso il digitale, dalla produzione di auto alla realizzazione di cloud per la custodia dei dati pubblici sensibili sotto l’egida governativa ma aperti ai privati, come il progetto al quale sta lavorando il ministro per l’Innovazione Vittorio Colao; dall’altra parte però l’Europa fronteggia più di altri la crisi nella fornitura di materie prime e terre rare necessarie ai microprocessori che rappresentano il cuore della svolta.

 

Crisi che sta rallentando tutti i nuovi processi produttivi e sulla quale si addensano sospetti di interessi geopolitici della Cina, che sta estendendo il controllo su aree africane e asiatiche ricche di materiali necessari ai chip. I due maggiori concorrenti di Intel, Taiwan Semiconductor e la coreana Samsung hanno anch’essi annunciato aumenti di produzione, domestici, per fronteggiare la domanda globale crescente; ma la puntata europea di Intel è significativa, ancor più in epoca di chiusure protezionistiche.

Da mesi paesi che promettono forti rinnovamenti tecnologici come Germania, Francia e anche Italia discutono di aggregazioni per iniziare a produrre nella Ue, per esempio, le batterie per le auto elettriche e ibride, sempre per liberarsi dalla dipendenza cinese. Lo sbarco di un colosso come Intel, a lungo azienda leader nei microprocessori e nel loro continuo sviluppo, lascia sperare che le intenzioni europee riscuotano fiducia in prospettiva – dieci anni sono un periodo congruo per impiantare basi produttive serie – sia a livello industriale sia finanziario, oltre all’indotto nella ricerca.  Verificate tutte le carte, anche l’Unione europea potrebbe sostenere questo come altri progetti della rivoluzione che ci aspetta.

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