editoriali
I mercati temono il rigore tedesco
Perché le imprese tedesche chiedono flessibilità al prossimo governo
La fiducia delle imprese tedesche misurata dall’Ifo Institute scende a settembre a 98,8 punti dai 99,6 di agosto e contro i 98,9 previsti dagli analisti. Questione di decimali ma anche conseguenza di due fattori: la “recessione a collo di bottiglia” della manifattura indotta dalla carenza di materie prime e, come qui, dall’aumento dei prezzi dell’energia; e l’incertezza sul governo che uscirà dalle elezioni di dopodomani. Senza più Angela Merkel ovviamente. Un governo di coalizione: ma di che tipo e quanto ampia? Il socialdemocratico Olaf Scholz è ancora avanti nei sondaggi sul cristiano-popolare Armin Laschet, con un margine che si è ridotto. I Verdi della ex promessa Annalena Baerbock seguono distanziati e ancora più i liberali della Fdp di Christian Lindner.
Questi sono i quattro partiti dai quali uscirà la soluzione. L’Economist si è sbizzarrito su tre coalizioni: “Germany” (Spd, Cdu, Fdp) considerata la più probabile e preferita dagli imprenditori; “Semaforo” (Spd, Cdu, Verdi); “Jamaica” (Cdu, Verdi, Fdp), invisa agli imprenditori che vi vedono il maggior rischio di aumento delle tasse per la transizione energetica. Di sicuro estrema destra (in calo) ed estrema sinistra non andranno al governo, il che può spiegare perché vi sia più fiducia nel futuro che nel presente. Ma lasciar fuori i Verdi, che governano in 11 dei 16 Länder non sarà facile.
Da tutto questo discende la domanda: la Germania guiderà ancora il fronte del rigore? In realtà l’industria tedesca vorrebbe allentare i cordoni – ha anch’essa bisogno di sussidi – come del resto nell’ultimo periodo della Merkel. La questione riguarda ovviamente anche l’Italia dove la fiducia dei consumatori sale al record di 119,6 punti contro 115,8 attesi e quella delle imprese flette di poco ed è sempre sopra le attese per un calo nella grande distribuzione compensato dalla ripresa nelle costruzioni. Il fattore Draghi continua a funzionare, ma non c’è da gonfiare il petto quanto da pensare a legami strategici con Germania e Francia, materia su cui il capo del governo ha una certa pratica.