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editoriali

Il nuovo Patto di stabilità di Draghi

Redazione

Il premier è  ambizioso sulle regole fiscali europee. Dovrà convincere i frugali

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri ha posto l’asticella molto in alto nel negoziato sulla riforma delle regole fiscali dell’Unione europea. “Se uno vede le sfide dei prossimi anni – ha spiegato Draghi nella conferenza stampa al termine del vertice europeo – sono di dimensione tale che andranno affrontate con regole di bilancio diverse”. Quali sfide? Innanzitutto la doppia transizione climatica e digitale. Dal 2026 al 2030 serviranno investimenti per 470 miliardi l’anno per la lotta contro il cambiamento climatico. Quelli per il digitale “sono pressoché dello stesso ordine”, ha detto Draghi. Poi ci sono gli “impegni che stiamo prendendo sulla salute, sui vaccini, sulla cooperazione allo sviluppo”. Draghi ha anche menzionato le risorse che dovranno essere allocate alla difesa, nel momento in cui l’Ue persegue la sua autonomia strategica. Martedì la Commissione ha avviato la consultazione su cosa fare con il Patto di stabilità e crescita dopo la pandemia.

Le proposte formali arriveranno solo nella primavera del 2022, quando a Berlino ci sarà un nuovo governo presumibilmente guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz. “Abbiamo un anno per parlarne. C’è tempo per maturare dei punti di vista che siano realistici”, ha detto Draghi. A Bruxelles e nelle altre capitali tutti sono d’accordo che il Patto non sarà più applicato come prima. Sta emergendo un consenso su una “Golden rule verde” per escludere dai calcoli di deficit e debito gli investimenti per la transizione climatica. Sono tutti consapevoli che la regola che prevede di tagliare il debito di un ventesimo l’anno sopra il 60 per cento del pil non è applicabile. Ma la visione dell’Ue post pandemia tracciata da Draghi implica un ruolo delle finanze pubbliche molto più forte rispetto a quello del mondo pre Covid-19. Difficilmente è compatibile con il concetto di sostenibilità del debito che hanno paesi come Germania o Olanda. Per convincerli servirà tutta l’autorevolezza di Draghi.

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