EDITORIALI
L'ora del buonsenso sindacale
Niente sciopero generale. Le vecchie logiche da lotta di classe sono finite
Le confederazioni del lavoro hanno deciso di dare vita a una “mobilitazione” per sollecitare il governo a tenere conto dei loro punti di vista nella gestione della legge Finanziaria. È un modo per dire che non proclameranno quello sciopero generale che alcune strutture, soprattutto la Fiom-Cgil, avevano sollecitato e quasi annunciato la settimana scorsa. Come dice il manifesto “ha vinto la linea moderata e attendista della Cisl”. Ma è proprio così?
In realtà a nutrire dubbi sull’utilità di uno sciopero generale erano in molti, compresa la maggior parte delle categorie della stessa Cgil. Lo stato d’animo dei lavoratori è di preoccupazione, ma non sono molti a credere che le cose possano cambiare con un’azione di lotta che “imponga” soluzioni, peraltro assai poco chiare, ai problemi e alle difficoltà. Maurizio Landini denuncia il ricorso massiccio a forme di lavoro precarie o intermittenti, ma non sa indicare che strada percorrere per superare questa situazione, che deriva non dalla solita “protervia padronale” ma dalle incertezze che circondano l’attività di molte imprese. Anche la questione dell’uscita anticipata dal lavoro ha una doppia faccia, più si anticipano le pensioni più il carico dei contributi pesa sui lavoratori attivi, che lo sanno benissimo. In realtà non c’è stata una “vittoria moderata e attendista”, ma una diffusa consapevolezza di una situazione in cui le logiche tradizionali della lotta di classe non funzionano. Non è una novità: l’ultimo sciopero generale risale al novembre del 2013 (contro un governo moribondo di Enrico Letta) e non è servito a niente.
La strada del buonsenso è sempre lenta e tortuosa, ma si basa spesso sull’esperienza e sulle forme di lotta da adottare in modo adeguato alla situazione. I sindacati hanno maturato esperienze significative, che a quanto pare cominciano a dare i loro frutti, anche se la Fiom pare non rendersene conto.