L'intervento
Cambiare (ancora) le regole sui Superbonus è un errore, dice Cna
Per il presidente della Confederazione nazionale dell'Artigianato, ritoccare la misura svilisce il disegno di perseguire un’azione di stimolo per un settore trainante dell’economia e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni
Esiste ormai una ricca letteratura che dimostra come la certezza e la stabilità nel tempo delle misure di incentivazione all’economia siano più rilevanti delle stesse risorse allocate. Un’equazione che dovrebbe essere nel Dna degli indirizzi di politica economica e ben codificata in un meccanismo di monitoraggio puntuale per misurare l’efficacia degli strumenti di stimolo. Invece il sistema delle imprese e i cittadini stanno sperimentando una pericolosa accentuazione del fenomeno, tutto italiano, di costante cambiamento in corsa di regole, criteri e modalità di funzionamento di un ampio spettro di misure, con l’effetto ricorrente di minarne l’efficacia e, in qualche caso, di svuotarle completamente. La casistica è molto ampia e limitando il raggio di osservazione alle ultime settimane i cambiamenti repentini spaziano dalle regole fiscali agli appalti, dal Superbonus 110 per cento alla Nuova Sabatini.
Gli impulsi a modificare le regole in corsa sono di varia natura ma c’è una categoria che contrasta con lo stato moderno: l’idea di prevenire gli abusi attraverso la norma e la costruzione di un sistema di criteri e condizioni spesso privo di coerenza e fonte di incertezza. Un tentativo velleitario di affermare i valori della legalità ex ante, affidandosi esclusivamente alla qualità normativa e rinunciando alle verifiche ex post. Un orientamento che evidenzia l’incapacità del sistema di controlli sul campo da parte delle istituzioni.
Emblematico è il dl Antifrode, la cui genesi non è il risultato di una operazione di monitoraggio, bensì la semplice percezione che trasforma imprese e contribuenti in una massa indistinta di truffatori. La distorsione ottica produce così una norma incapace di tutelare la moltitudine di soggetti che operano rispettando le regole. L’obbligo di asseverazione per qualsiasi intervento che beneficia di incentivi per l’edilizia (dal Superbonus 110 per cento per lavori da milioni di euro alla sostituzione di una finestra) non è affermare rigore e disciplina, significa gettare il bambino e l’acqua sporca. Oltre al depotenziamento del Superbonus 110 per cento, come indicato nel ddl Bilancio, c’è il ridimensionamento del bonus facciate, che completa un quadro plumbeo che svilisce il disegno di perseguire un’azione di stimolo per un settore trainante dell’economia e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Non è secondario che gli oneri di tale frenesia regolamentare siano sopportati prevalentemente dalle micro e piccole imprese che stanno esprimendo un contributo determinante alla ripresa del settore delle costruzioni e più in generale del paese.
Altro esempio sulla necessità di garantire adeguati profili temporali e di stabilità di norme innovative è la regolamentazione degli appalti pubblici. La riforma del 2016 ha provocato una paralisi del mercato per le ingenti difficoltà di adeguamento al nuovo quadro. Da allora ben quattro modifiche. Non interventi di manutenzione ordinaria ma profondi cambiamenti dell’impianto regolatorio che rendono una missione impossibile l’intento di fornire risposte adeguate al mercato e che disorientano tanto le imprese quanto le stazioni appaltanti. Spesso frenesia e bulimia normativa vanno a braccetto e così è partito il treno della nuova legge delega sugli appalti con orario sconosciuto sull’arrivo a destinazione.
La costante volontà di smontare e rimontare l’assetto normativo come un puzzle non risparmia nemmeno quelle rare misure longeve che hanno dato ampia e solida prova di funzionare. È il caso della Nuova Sabatini, uno degli strumenti agevolativi più efficaci per sostenere lo sviluppo delle imprese. I numeri indicano oltre 33 miliardi di euro di investimenti attivati a fronte di 2,8 miliardi di contributo pubblico, evidenziando lo straordinario effetto leva. Nel 2021 è stata introdotta la modalità dell’erogazione del contributo in un’unica soluzione con un’accelerazione dell’incentivo nonostante una congiuntura non brillante nel primo semestre. La manovra invece contiene la sorpresa sgradevole del ritorno all’erogazione in sei annualità. Un pericoloso passo indietro, come se l’efficacia degli incentivi debba essere qualcosa da mitigare, annacquare.
Il paese è chiamato a sfide impegnative, come quella della rigenerazione urbana e della trasformazione del tessuto produttivo attraverso la transizione energetica e la digitalizzazione. La discontinuità delle politiche di sostegno agli investimenti privati non solo è la condizione necessaria per rimettere l’Italia sul sentiero della crescita, è un tassello fondamentale per la realizzazione del Pnrr.
Daniele Vaccarino è il presidente nazionale di Cna