Editoriali
Contro il suq sulla delega fiscale
Accontentare tutti i partiti è il modo peggiore per avere una riforma ambiziosa
La riunione di ieri al ministero dell’Economia, col ministro Daniele Franco che si è confrontato con i partiti di maggioranza sulla riforma fiscale, è senz’altro un buon segnale. Come già avvenuto con l’indagine conoscitiva delle commissioni Finanze, si conferma un metodo: su un tema decisivo come la ridefinizione del fisco, da realizzarsi in parte in manovra e in parte attraverso una legge delega, governo e forze politiche sanno parlarsi e confrontarsi per superare le contrapposizioni. Sarebbe però altrettanto auspicabile che da questo dialogo si producesse un intervento incisivo, che miri a individuare con chiarezza le priorità su cui concentrare le risorse disponibili. Che sono poche, vista l’entità della manovra, e pertanto vanno spese pensando a come stimolare crescita e lavoro.
Degli otto miliardi stanziati per il primo modulo di riforma fiscale, lo schema che va emergendo prevede di destinarne circa due per la riduzione dell’Irap (un intervento riservato alle imprese con meno di due milioni di fatturato), e circa sei per la riduzione dell’Irpef, con particolare attenzione ai redditi tra i 28 e i 55 mila euro e ai correttivi sulle aliquote marginali per addolcirne le discontinuità più brusche. È un compromesso che non andrebbe sottoposto a ulteriori contorcimenti per accontentare questo o quel partito con misure di contorno, che renderebbero l’impatto dell’intervento assai meno efficace. Il tavolo di confronto al Mef proseguirà lunedì, quando Franco offrirà nuove simulazioni e prospetterà soluzioni più concrete. Mentre ancora era in corso il vertice di ieri, però, la Lega ha rilanciato proposte le più variegate, dall’azzeramento generalizzato dell’Irap e dell’Iva sui beni di prima necessità all’immancabile flat tax. È questo un segnale assai meno incoraggiante. Dalla volontà di non accontentare tutti i partiti passa la capacità di avviare, finalmente, una riforma fiscale che serva davvero al paese.