festa dell'ottimismo

Carlo Bonomi: "Draghi al Quirinale? Il problema sono le elezioni anticipate e l'instabilità politica"

Redazione

"Sulla delega fiscale, la politica prima si è spartita i soldi, poi ha pensato ai progetti. Telecom? Ci vuole un'analisi serena, no nazionalismi". Il presidente di Confindustria al festival del Foglio

"C’è un problema di messa a fuoco sul Pnrr. Magnifichiamo gli effetti che potrebbe avere, e non parliamo dei 573 impegni che abbiamo preso con l'Europa, dobbiamo fare 23 riforme entro la fine dell’anno, sappiamo già di essere in ritardo. E invece il dibattito si concentra sulla polemica tra i partiti". Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi è intervenuto alla Festa dell'Ottimismo del Foglio intervistato da Salvatore Merlo.

Sindaci e amministratori locali hanno lanciato un allarme sulla difficoltà di fare i bandi per spendere i fondi europei. Condivide le preoccupazioni? "Sì, è vero, c'è un problema di burocrazia. Ma la strada non deve essere quella di erogare altri soldi per ovviare alla mancanza, il problema è tecnico. La politica deve capire che la battaglia da affrontare è sul lungo periodo, invece vedo i partiti che pensano al consenso e alle bandierine".

Tra i provvedimenti volti al consenso di breve periodo rientra anche la riforma del fisco? "Sì, non vedo come possa rispondere a problemi che l'Italia ha da sempre: disuguaglianze di genere, generazionali, territoriali e di competenze. Questo perché si è invertito il metodo di lavoro: prima hanno stanziato i soldi, otto miliardi da spartirsi, e solo dopo penseranno ai progetti. Dovrebbe essere il contrario. Così non si risponde alle categorie più colpite dalla crisi e dai due milioni di italiani vicini o sotto la soglia di povertà".

I partiti stanno provando a imbrigliare Draghi? Il reddito di cittadinanza non è stato toccato... "Sul Rdc siamo sempre stati favorevoli come misura di contrasto alla povertà. Ma per quanto riguarda l'occupazione, non intercetta i bisogni del nord e disincentiva al lavoro al sud. Sapevamo già che i centri per l'impiego non funzionavano, e cosa si è fatto? Li si è rifinanziati con 4 miliardi per fargli assumere i navigator".

Quindi cosa si augura, Draghi al Quirinale garante con l'Europa per sette anni, o che rimanga a Palazzo Chigi? "Non entro nel merito, il compito di Confindustria è appoggiare il governo pro tempore. Ma ho ascoltato attentamente il ministro Di Maio che ha detto molto bene i rischi che si corrono andando alle elezioni: instabilità politica vuol dire instabilità economica, finanziaria e nella lotta al virus".

L'ultima domanda: Telecom è oggetto di attenzioni di gruppi finanziari stranieri. Quando leggiamo che questi entrano nel capitale italiano, vuol dire che siamo attraenti, o invece deboli e ci dobbiamo spaventare perché siamo prede? Su Telecom, il governo dovrebbe separare la rete? "Basta prendere il periodo 2014-2019: sono uscite il 3,3 per cento delle imprese dall'Italia, ne sono entrate lo 0,3. Non siamo attrattivi. Potremmo esserlo adesso, ma la crisi fa ripensare le catene del valore aggiunto. Guardiamo il backshoring: il 25 per cento delle imprese italiane sono tornate a comprare in Italia. E' un'occasione. Su Telecom: apprezzo che Gubitosi abbia fatto un passo indietro, così il consiglio di amministrazione può decidere serenamente. Apprezzo anche l'interesse del governo sulla vicenda. Sulla rete: è sì un settore strategico, ma se guardiamo gli Stati Uniti, che ne fanno questione di sicurezza nazionale, la rete non è proprietà dello stato. Ci vuole un'analisi serena, niente nazionalismi".

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