Festa dell'ottimismo
Panetta (Bce): "Seguire la politica monetaria degli Usa? No, siamo una realtà diversa e altrettanto stabile"
Dai tre tipi di inflazione alle scelte della Fed, il membro del Comitato esecutivo della Bce parla alla Festa dell'ottimismo: "L'euro rafforza la sovranità dei paesi membri, lo vediamo nei momenti di crisi"
C'è l'inflazione buona, la brutta e la cattiva. Fabio Panetta l'aveva già anticipato al Foglio in questi giorni, oggi l'ha spiegato al pubblico del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. "Ho cercato di utilizzare questo artificio retorico preso dal film di Sergio Leone per far capire un concetto non semplice", dice alla Festa dell'Ottimismo il membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea. "Vi è inflazione quando l'economia cresce e l'aumento della domanda genera pressione sull'offerta e un aumento dei prezzi, senza che questo rappresenti un problema reale. Vi è poi una seconda categoria, quella brutta: l'inflazione che emerge quanto i prezzi iniziano a crescere ma l'economia non fa altrettanto. È quello che vediamo oggi, con una serie di shock verificatisi a livello mondiale. Ma anche in questo caso non necessariamente la banca centrale deve intervenire: ha l'opportunità di agire sulla domanda, per frenarla quando vi è un eccesso di potere d'acquisto ed evitare che l'inflazione possa andare fuori controllo. Vi è poi un terzo tipo di inflazione, la peggiore di tutti, non determinata da fattori temporanei come i colli di bottiglia nella produzione. Se si mette in moto un meccanismo di propagazione che manda l'inflazione fuori controllo, allora la Bce è chiamata a intervenire. Oggi no perché creerebbe più danni che benefici: non riuscirebbe a incidere sulle cause dell'inflazione e rallenterebbe l'andamento dell'attività produttiva. Le misure della banca centrale non avrebbero efficacia allo stato attuale".
Anche se, nella proverbiale suddivisione fra falchi e colombe della politica monetaria, Panetta sostiene "di essere il più falco di tutti". "Se l'inflazione si trasforma in un fenomeno permanente che porta la crescita dei prezzi fuori controllo, io sarei favorevolissimo a intervenire. Ma nel momento in cui la politica monetaria dev'essere espansiva, non c'è motivo di farlo un passo alla volta, perché può essere controproducente", ha spiegato Panetta.
Poi il confronto con gli Stati Uniti e la Fed. "Hanno una situazione congiunturale diversa dalla nostra", spiega l'economista. "In questi anni la Bce è stata fin troppo efficiente a garantire la stabilità dei prezzi: riportare l'inflazione al 2 per cento, quando tutti gli investitori se lo aspettano, può essere particolarmente costoso. Per gli Usa invece la dinamica dell'inflazione degli ultimi anni è stata attorno al 2 per cento come stabilito dalla Fed. Inoltre nel 2020 il pil Usa si è ridotto del 5 per cento ma il reddito delle famiglie è aumentato del 3-4 per cento: vuol dire che lo stato è intervenuto con trasferimenti molto significativi. Quindi la dinamica dei consumi è molto superiore a quella precedente allo shock innescato dalla pandemia". In termini di consumi, al di là dell'Atlantico viviamo una situazione quasi diametralmente opposta. "Sì: la domanda di beni e servizi in area euro è relativamente molto più bassa. Quindi dobbiamo seguire gli Usa? No. Grazie al cielo dopo tanta fatica abbiamo costruito un'unione monetaria che è almeno la terza economia del mondo. Tutti i singoli paesi dell'area euro non avrebbero singolarmente i benefici di cui oggi godono con l'unione monetaria. Se c'è un rincaro delle materie prime quello colpisce tutti. Ma certamente una politica monetaria restrittiva negli Stati Uniti oggi non ci condiziona come avrebbe fatto se fossimo stati venti piccoli paesi da soli. È un meccanismo di stabilità collaudato".
Un messaggio forte agli scettici: l'euro rafforza la sovranità di un paese. "In passato l'Italia aveva dei margini di autonomia monetaria e fiscale molto contenuti", continua Panetta. "Eravamo condizionati come tutti a livello mondiale dalle condizioni monetarie e finanziarie degli Stati Uniti, o della Germania in Europa: se c'è un grande paese che rappresenta un terzo del pil dell'area, questo ci vincola inevitabilmente. Oggi siamo in una situazione diversa. Abbiamo una partecipazione attraverso la banche centrali nazionali e un board di sei membri indipendenti di diversi paesi che determina le condizioni monetarie e finanziarie ottimali per l'area dell'euro. Ovviamente serve di pari passo un'economia altrettanto coordinata e integrata a livello comunitario". Soprattutto quando subentrano shock esterni imprevedibili come la variabile coronavirus. "Abbiamo esperti di livello internazionale che ci spiegano quali possono essere gli impatti di carattere sanitario, la durata di alcuni tipi di shock che hanno influenza sulla domanda. E agire di conseguenza: decodificare quello che succede sul fronte della pandemia in termini economici è essenziale per affrontare questa congiuntura. Quando famiglie e imprese versano in condizioni di particolari incertezza si verifica un fortissimo aumento del risparmio, ed è cio a cui abbiamo assistito. Per questo un'Europa anche economicamente più compatta nelle difficoltà aiuta a fare sistema, aiuta a contenere l'incertezza e uscire dalla crisi".