editoriali
La caccia di Unicredit può attendere
Niente fusioni. Per ora Orcel vuole soddisfare i suoi soci, domani chissà
Sfumata l’operazione con Montepaschi, Unicredit punta a riguadagnare la fiducia degli azionisti, fiaccati da quattro aumenti di capitale in dieci anni e da una lunga fase di ristrutturazione. Andrea Orcel presenterà oggi il suo primo piano strategico da amministratore delegato di Unicredit, ma chi dovesse aspettarsi grandi novità sul fronte delle aggregazioni potrebbe restare deluso. Quello di Mps sembrerebbe proprio un capitolo chiuso, complice l’allungamento dei tempi per la privatizzazione negoziato dal Mef con Bruxelles. Non c’è alcun segnale dell’avvio di un rafforzamento nel nord Italia, magari attraverso un deal con Banco Bpm, come da alcuni ipotizzato. Così, le previsioni della vigilia rivelano un Orcel più concentrato a dimostrare di poter aumentare la redditività della banca di Piazza Gae Aulenti piuttosto che a perseguire un salto dimensionale nel breve periodo. E tutto questo ha una spiegazione che sta nei numeri: il valore del titolo è a sconto del 40 per cento rispetto alla media dei competitor europei e del 20 per cento rispetto al periodo antecedente il Covid.
Anche il livello di remunerazione del capitale presenta ampi spazi di miglioramento. Così, Orcel avrebbe scelto di aumentare la soddisfazione dei soci senza impelagarsi, per ora, in chissà quali operazioni di fusione o acquisizione e approfittando, invece, delle prospettive di mercato post Covid. Secondo un’analisi di JP Morgan, Unicredit è tra le banche italiane che si trovano nella posizione migliore per beneficiare dell’aumento dei tassi di interesse che in Europa potrebbe cominciare dal 2023. In particolare, per ogni aumento dei tassi di 50 punti base, l’istituto farà registrare 500 milioni di euro in più sul fronte dei margini e una crescita del 13 per cento dell’utile per azione. Inoltre, per Unicredit le prospettive di rendimento potrebbero migliorare anche grazie a un piano di riacquisto di azioni proprie di 3 miliardi e al taglio dei costi del personale, 3 mila addetti secondo le indiscrezioni. Insomma, la ricerca di una preda per ora è rinviata. In futuro, chissà.
tra debito e crescita