editoriali
I nemici della libertà di impresa
Aiutare le imprese creando lavoro non rendendo i licenziamenti più difficili
Il ministero del Lavoro retto dal Pd Andrea Orlando annuncia un decreto sulle delocalizzazioni che contiene, tra le “linee guida”, le modalità di licenziamento. “Mai più su WathsApp e Teams” titola Repubblica riferendosi alle deplorevoli abitudini di mandare a casa il personale via social, come alla Yazaki di Torino, alla Gkn di Firenze, alla Logistica Italia di Bologna. E come avviene nel resto del mondo, dalla Silicon Valley al Kent, perfino alla Svezia. Procedure orribili, però la questione non è di galateo ma di sostanza. In nome della “responsabilità sociale delle imprese”, il decreto stabilisce comunicazioni 90 giorni prima alle regioni e a una sfilza di istituzioni e sindacati locali e nazionali per dar modo di attivare politiche di ricollocazione. Proprio ciò regioni e sindacato non hanno mai fatto.
Non solo. Secondo l’indice Ambrosetti di attrattività economica l’Italia è passata nel 2021 al 20esimo posto tra le maggiori economie, perdendo due posizioni in un anno. Dirigismo, burocrazia, pressione fiscale e contributiva (poi certo c’è il nero, ma è un’altra storia), stato ed enti pubblici in cronico ritardo nei pagamenti: organismi istituzionali come l’Ocse e il Fmi, ed esperti e think tank privati, lo ricordano da sempre. E quanto alle regioni, nelle rivendicazioni di autonomia del nord, e nelle perenni richieste di redistribuzione di risorse pubbliche del sud, non c’è praticamente nulla che preveda trattamenti di miglior favore per attrarre investimenti privati, terreno sul quale gli stati degli Usa, i cantoni svizzeri, perfino i Länder tedeschi si fanno concorrenza. Mentre la mobilità lavorativa è bloccata: si considera disagio spostarsi di 100 chilometri, e l’esempio del pubblico impiego è che vinto un concorso a Varese si chiede il ritorno a casa – per dire in Sardegna – due anni dopo. Gli imprenditori non sono santi ma pensare di riportare lavoro in Italia partendo dal divieto di licenziare via social appare, appunto, molto social. A non essere maliziosi, è prendere il cane per la coda.