EDITORIALI
L'anno delle fusioni (Big Pharma esclusa)
Lo sprint delle acquisizioni per il settore farmaceutico ha un sapore dolceamaro
Nel 2021 le fusioni e acquisizioni hanno raggiunto a livello globale i 5,63 trilioni di dollari, cioè 5,63 miliardi di miliardi di dollari. È il livello più alto di sempre, che supera il record di 4,42 trilioni di dollari del 2007, prima della crisi finanziaria mondiale. Motivo: nel secondo anno di pandemia le aziende hanno messo in cassa un bel po’ di soldi. “I bilanci sono gonfi”, dice Chris Roop, co-responsabile di Mergers & Acquisitions di JPMorgan. “Solo negli Usa la liquidità vale 2 trilioni di dollari con l’accesso al credito ai costi storici più bassi”. Questo ha prodotto nel M&A un aumento del 63 per cento sul 2020, anno nero. In Europa l’aumento è del 47 per cento a 1,26 trilioni, Asia e Pacifico crescono di 37 punti a 1,27 trilioni. L’attivismo non viene dalla Cina, i cui accordi internazionali sono “modesti”, secondo Goldman Sachs, “mentre il processo di globalizzazione è vivace per le altre tigri asiatiche. Per il futuro ci aspettiamo altri progressi da Usa ed Europa”.
Tra gli esempi ci sono l’accordo tra At&t e Discovery, da 43 miliardi, e l’offerta da 40 miliardi (debito incluso) di Kkr per Tim. Normalmente questo processo è guidato da tecnologia e medicina, ma in questo momento sembra riguardare “quasi tutti i settori in cui sia possibile investire con profitto”, dice Luigi de Vecchi di Citigroup. Ma proprio l’industria oggi più gettonata e discussa, la farmaceutica, sta andando controcorrente. I 116 accordi di quest’anno sono in regresso del 18 per cento sul 2020, al livello più basso da dieci anni: 81 miliardi, un terzo in meno in 12 mesi. Dunque, nonostante tutta la letteratura in proposito e i profitti dei vaccini di Pfizer e Moderna, Big Pharma perde attrattiva. Colpa, secondo il Financial Times, delle attenzioni più stringenti delle attività regolatorie americane ed europee non solo per i leader ma anche per i più piccoli. Può essere un problema per la ricerca in èra di condivisione di risorse e conoscenze. E forse un elemento di polemica in meno per No vax e dintorni.