editoriali
Sugli aiuti di stato l'Ue è cambiata: parola di Draghi
Le regole europee non sono più le stesse di prima della pandemia: Monte dei Paschi può risanarsi con altri aiuti pubblici
Non esistono solo il debito buono e il debito cattivo, ci sono anche gli aiuti di stato buoni e quelli cattivi. Finora la crisi di Montepaschi ha risucchiato ingenti risorse pubbliche (35 miliardi secondo alcune stime) senza ottenere risultati. Ma se con un nuovo sforzo lo stato riuscisse a rimettere in sesto la banca senese, l’Europa non troverebbe niente da ridire. E’ una nuova prospettiva quella che si intravede dalle parole del premier Mario Draghi, che ieri rispondendo a una domanda su Mps durante la conferenza stampa di fine anno, ha detto di non credere che esistano pregiudizi da parte della Commissione Ue nei confronti dell’Italia come in passato. E questo perché la pandemia ha cambiato molto anche le regole sugli aiuti di stato, non solo quelle di bilancio.
La Commissione ha appena prorogato l’esenzione o la sospensione delle regole ancora per qualche mese nel 2022. E per Draghi questo deriva dalla consapevolezza che gli investimenti necessari per attivare la transizione climatica, ecologica, la stessa transizione digitale ma anche molti degli altri investimenti contenuti nel Pnrr non si possono fare senza lo stato. Le regole sugli aiuti devono tornare a essere compatibili con l’appello agli investimenti trasformativi a cui l’Ue chiama gli stati membri. “Per quanto riguarda Mps non credo ci siano difficoltà su quel fronte”, ha detto il premier. Per capire come si evolverà la vicenda nel prossimo anno bisogna dimenticarsi i parametri del passato e ragionare con quelli nuovi che non demonizzano il prolungamento del sostegno pubblico. E questo non per arrivare a ipotizzare chissà quali combinazioni con altri operatori, dopo il nulla di fatto con Unicredit (che alcuni, però, reputano potrebbe rientrare in gioco) ma perché tutto è possibile in una fase in cui il “risiko” sta prendendo una piega inaspettata, con la possibilità che si crei un terzo polo tra Bper e Carige e il coinvolgimento successivo della Popolare di Sondrio (la cui trasformazione in spa è imminente). Tolta di mezzo la crisi della banca ligure, la privatizzazione di Mps potrebbe avere gioco più facile.