editoriali
La nuova èra della Pop Sondrio
Finalmente arriva la trasformazione in spa e si aprono nuove prospettive
Secondo il presidente dell’associazione delle banche popolari Corrado Sforza Fogliani la Banca Popolare di Sondrio è stata costretta a votare il proprio male dall’Europa e dalla politica italiana. Al contrario, la larga maggioranza con cui l’assemblea dei soci ha approvato la trasformazione in spa (96 per cento), seppure su una base di votanti molto ridotta (2.600) rispetto al numero degli aventi diritto (160 mila), dimostra che nella base sociale sono prevalsi senso di responsabilità e fiducia nel futuro, concetti ben sintetizzati dal presidente Francesco Venosta e dall’ad Mario Pedranzini, i quali, seppure con sfumature diverse, sono apparsi consapevoli delle opportunità che si possono presentare nella nuova fase e del ruolo che l’istituto può svolgere nel risiko bancario. Rivendicare, come hanno fatto Venosta e Pedranzini, la solidità della Pop Sondrio che è sempre stata ben gestita, come dimostra il fatto di non aver mai registrato perdite in 150 anni di storia, e porsi il problema di come dare continuità allo spirito mutualistico che contraddistingue una banca molto radicata in Valtellina è comprensibile.
Quello che, invece, appare fuori tempo è parlare della trasformazione in spa come del male assoluto come ha fatto Sforza Fogliani nel suo ruolo istituzionale, considerato che le altre popolari che si sono allineate alla riforma Renzi del 2015 non sono state toccate dalla cattiva sorte, eccetto quando erano mal gestite. L’idea che l’assunzione di una veste giuridica più in sintonia con il mercato equivalga sostanzialmente a snaturare la banca cooperativa allo scopo di farne una preda a basso costo è sempre stata un’interpretazione fuorviante della riforma, ma nel caso della Pop Sondrio ha ancor meno senso considerato che a diventare primo azionista, e a pesare come tale nelle future scelte, sarà un gruppo come Unipol che dal mondo cooperativo ha origine e il suo ceo, Carlo Cimbri, ha già detto di essere pronto a difendere l’istituto da attacchi esterni. Per il resto, questo sì, a Sondrio comincia una nuova èra.