I costi della transizione spiegati dall'Aie
La domanda globale di energia elettrica è cresciuta del 6 per cento. È chiaro che il passaggio alle rinnovabili sarà dispendioso. Bisogna abbracciare la retorica della verità
Come l’inflazione generale, anche quella energetica non sarà “transitoria”: lo ha riconosciuto l’Agenzia internazionale per l’energia nel suo rapporto annuale sui mercati elettrici, diffuso ieri. Dopo il crollo del 2020, l’anno scorso la domanda globale di energia elettrica è cresciuta del 6 per cento. L’aumento dei consumi e il rincaro del gas hanno indotto molti paesi a mettere a pieno regime i rispettivi impianti a carbone e, in alcuni casi, anche a olio combustibile.
Altro che neutralità carbonica: le emissioni di CO2 si sono impennate del 7 per cento. E le fonti pulite? Il nucleare ha guadagnato il 3,5 per cento, le rinnovabili il 6 per cento. Servono dunque tempo e risorse per disegnare una transizione ordinata: bisogna venire a patti con la realtà (dovrebbe capirlo anche l’Aie) e accettare che la transizione implica costi energetici maggiori. E bisogna accantonare la retorica delle buone intenzioni e abbracciare la retorica della verità: dobbiamo tagliare le emissioni ma sarà costoso e doloroso.