editoriali

Mps diventa un test per il Mef

Redazione

Errori e flop. Non basta cacciare un ad per raddrizzare un piano inclinato

Correva l’anno 2017 e l’allora azionista di controllo e vicepresidente di Carige, Vittorio Malacalza, con un’azione inusuale per l’ovattato mondo dei cda bancari, sfiduciava l’amministratore delegato Guido Bastianini elencando in una lettera di fuoco le ragioni, 14 in tutto. A distanza di cinque anni, una situazione analoga per Bastianini si ripete nel Montepaschi che per il 7 febbraio ha convocato un cda con all’ordine del giorno una verifica di “corporate governance” che riguarda proprio la sua figura. Se dovesse essere sfiduciato, per Bastianini sarebbe la seconda volta (anche se nel caso di Carige fu lui a dimettersi qualche tempo dopo) e questo non depone bene per lui, anche se chi accetta di guidare banche in crisi qualche rischio lo mette pure in conto.

  

 La vicenda è diventata anche un caso politico perché, in effetti, non si capisce come mai il Mef sia pronto a sostituire il manager (è già pronta una rosa di nomi) che ha nominato neanche due anni fa alla guida di Mps. Eppure, Bastianini ha alle spalle una lunga carriera bancaria, dalla Banca nazionale dell’Agricoltura a Capitalia e Banca Profilo. Ma, secondo alcuni, avrebbe preso troppo a cuore la sua missione in Mps al punto da essersi lanciato in un piano stand alone non appena la trattativa per la cessione a Unicredit è saltata. 

    

Ma il piano, che prevede una ricapitalizzazione di 2,5 miliardi, è subordinato all’approvazione delle autorità europee, compresa la Dg Comp. E sarebbe stata proprio quest’ultima a chiedere al Mef una discontinuità nella gestione della banca.

     

Secondo un’altra tesi, invece, a voler silurare Bastianini è il consiglio di amministrazione presieduto da Patrizia Grieco che gli contesta alcune poste straordinarie inserite nel bilancio 2021, che si chiuderà in utile. La resa dei conti è imminente ma, come osservano diversi analisti, solo un miglioramento della gestione operativa della banca pubblica, più di qualunque beneficio fiscale, potrà consentire al Mef di trovare un partner privato e di mantenere l’impegno con l’Europa a uscire dal capitale.

   

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