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editoriali

I tassi sotto zero hanno vita breve

Redazione

Monta la pressione sulla Bce per una politica monetaria meno drogata

Flessibilità” resta il mantra della Banca centrale europea nel primo bollettino del 2022, pur non essendo previste decisioni di politica monetaria. Rimane l’incertezza sull’aumento dei tassi prevedibile tra fine 2022 e inizio 2023. Intanto la Bce, come la Fed americana, dedica più attenzione all’economia reale e al lavoro.

Dopo l’indebolimento della crescita nel primo trimestre di quest’anno – a causa della scia di restrizioni Covid e a un’inflazione causata dal costo dell’energia e delle materie prime e non, come invece in America, dal surriscaldamento del mercato del lavoro e degli immobili – da aprile il pil dell’Eurozona tornerà a una crescita più sostenuta. Tra i motivi c’è “un mercato del lavoro che sta migliorando, con un numero maggiore di occupati e un minor numero di programmi di mantenimento del posto, e le famiglie che dovrebbero godere di un reddito più elevato e spendere di più”. L’inflazione dovrebbe stabilizzarsi intorno al 2 per cento tra un anno, target per eliminare gli stimoli. “Poi nel tempo il ritorno dell’economia al pieno utilizzo della capacità produttiva dovrebbe sostenere una più rapida crescita delle retribuzioni”.

In attesa di decisioni operative si moltiplicano le voci per un ritorno a una politica monetaria meno drogata, comprese quelle dei banchieri centrali di Spagna e Francia. Il che lascia immaginare che da parte italiana sarà inutile continuare a difendere la linea di acquisti massicci di titoli di stato e dei tassi sotto zero. Del resto, i mercati stanno già scontando la stretta, con gli interessi dei Btp decennali a ridosso del 2 per cento, anche per il contemporaneo rialzo dei tassi dei paesi forti. Secondo i dati di Bankitalia, l’intero paniere del debito italiano che un anno fa pagava un interesse dello 0,29 per cento a gennaio è salito allo 0,78. Ma osservando le serie storiche siamo ancora ben al di sotto degli ultimi dieci anni: in èra pre Covid i tassi pagati dal debito italiano hanno oscillato tra l’1 e il 2 per cento.

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