Editoriali
Pagare tutti e pagare meno
I numeri dell’Agenzia delle entrate e l’occasione persa sulla delega fiscale
“Il peso fiscale che grava sui cittadini non sembra equamente distribuito”: parole di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate. “Oltre il 90 per cento del gettito Irpef proviene da dipendenti e pensionati. Il 57 per cento dei 41 milioni di contribuenti Irpef dichiara meno di 20 mila euro. Ma i dati raccontano anche un’altra prospettiva: solo lo 0,1 per cento dei contribuenti, circa 40 mila, dichiara più di 300 mila euro e 3 mila più di un milione”. Ruffini l’ha detto al Corriere della Sera mentre il governo approvava le misure contro il carobollette, collegate al più noto degli indicatori di “povertà” sui quali si basa il nostro sistema: l’Isee. Che a sua volta dipende da bassi redditi, patrimoni e immobili.
Eppure il 75 per cento delle famiglie è proprietario di casa, mentre i privati, e non solo i ricchi, hanno nei due ultimi anni parecchio aumentato i patrimoni. Il risultato è che l’Italia sta al penultimo posto tra i maggiori paesi europei per incidenza dei redditi inferiori a 50 mila euro lordi: il 94 per cento. Più che incidenza, un monopolio. Contemporaneamente ha le aliquote più progressive di tutti e quando il governo Draghi ha tentato di ridurle ha, per chi si pone oltre i fatidici 50 mila dichiarati, creato una super progressività di prelievo, dal 35 al 43 per cento. Sempre in nome dell’equità. Mentre è bloccata la riforma del catasto, che anche solo a scopo informativo darebbe al fisco un quadro più onesto per capire chi è davvero povero e chi no. Un altro effetto è che il numero di milionari italiani è il più basso di tutti: 3.637 contro gli 11.830 della Spagna, che ha 13 milioni di abitanti di meno. E’ facile dedurne che molti scelgano l’elusione se non proprio la residenza a Montecarlo. “Non teniamo in debita considerazione che i tributi garantiscono servizi di cui tutti usufruiamo, dalla sanità alla sicurezza, dai trasporti alla scuola” dice Ruffini. Pagare tutti e pagare meno dovrebbe essere la soluzione ovvia. Il pauperismo assistenziale l’ha capovolta: pagare pochi, pochissimi, e pagare di più.