Editoriali
L'Italia esce bene dalla crisi Covid, ma ora ci sono la guerra e l'inflazione
Il prodotto interno lordo è in crescita del 6,6 per cento, in linea con i grandi paesi europei. Ma non mancano le zone d'ombra. Il conflitto in Ucraina può pregiudicare l'uscita ordinata dal Covid prefigurata dalla Bce
Il 2021 lascia un’eredità di crescita del pil del 6,6 per cento, performance certificata dall’Istat che va però raffrontata con il calo dell’8,9 dell’anno precedente. Rispetto alla stima preliminare il dato è superiore di un decimale, con una crescita acquisita quest’anno del 2,4 per cento. Se in ogni trimestre il pil segnasse zero avremmo recuperato le perdite della pandemia. L’incidenza del debito sul pil si è ridotta al 150,4 per cento contro il 155,3 del 2020, e il deficit al 7,2 contro il 9,6.
Non mancano però le ombre. Il saldo primario al netto degli interessi è ancora negativo (del 3,6 per cento); in tutti gli anni precedenti era stato positivo. E la pressione fiscale è aumentata dal 42,8 al 43,4 per cento. L’inflazione Istat è, in via preliminare, cresciuta a febbraio del 5,7 su base annua contro il 4,8 per cento di gennaio. Su base mensile dello 0,9 per cento. I rincari dell’energia restano il motore principale ma con riflessi più visibili sui beni alimentari, per la cura della casa e della persona (più 4,2, un punto di aumento mensile), il famoso carrello della spesa.
Dunque l’Italia raggiunge e talvolta supera i maggiori paesi europei (la Germania ha un’inflazione a febbraio del 5,1, la Francia del 3,6, la Spagna del 7,4 per cento). Ma al di là delle percentuali che cosa si prepara? La guerra in Ucraina può pregiudicare l’uscita ordinata dal Covid immaginata dalla Ue e dalla Banca centrale europea. Il ministero dell’Economia sta rifacendo i calcoli, operazione difficile in caso di conflitto prolungato: fin qui nell’Eurozona è previsto un taglio del pil dello 0,3 quest’anno e di un punto abbondante nel 2023. I prezzi continueranno ad aumentare ma la Bce è incerta se contrastarli anticipando l’aumento dei tassi.
Quanto alle tasse, il taglio dell’Irpef nella legge di bilancio vale 8 miliardi: quattro decimali di pil. Non certo una rivoluzione, ancora meno vista la minaccia del caro prezzi. Eppure i bonus sono nel frattempo aumentati a 17. Mario Draghi aveva promesso non misure spot ma una riforma dell’intero sistema. Sarebbe il caso di agire di conseguenza.